28 Dicembre 2016

28 Dicembre 2016

Mistero di speranza e di tristezza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Il commento

Erode si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù” (2,16). I racconti evangelici non c’immergono nel mondo delle favole ma nella realtà più spietata. La parola degli angeli, che annunciano gioia e pace (Lc 2,14), si scontra con quella di Erode che cerca a tutti i costi di eliminare ogni possibile concorrente. Per essere sicuro di raggiungere lo scopo mette in atto un piano spietato, non lascia nulla al caso, nella sua follia distruttiva tiene conto dei dati in suo possesso (tempo e territorio) e li amplia per maggiore sicurezza. La strage degli innocenti è la drammatica icona di quella cieca violenza che accompagna la vicenda umana. Quante vittime innocenti ancora oggi, come ha ricordato Papa Francesco nella Notte di Natale: “bambini che non vengono lasciati nascere, quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi”. Il Natale è “un mistero di speranza e di tristezza” (Omelia, 24 dicembre 2016). Ci sono anche i bambini che portano il peso della separazione dei loro genitori, bambini trascurati o maltrattati dai genitori, bambini abusati… la lista purtroppo è largamente incompleta.

Fin dall’inizio Gesù trova chi lo combatte e spera così di soffocare il progetto salvifico. Anche oggi è così. Viviamo in un’epoca strana: da una parte esalta quei valori che derivano proprio dal cristianesimo; e dall’altra vuole a tutti i costi nascondere la luce di Dio. Un tentativo che non raggiunge il suo scopo, come accade a Erode; ma che ha conseguenze assai negative, come he scritto Benedetto XVI: “La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l’umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro”. Oggi chiediamo la grazia di non restare indifferenti dinanzi ai drammi della storia, assaporiamo la tristezza del Natale e impegniamoci a tenere accesa la luce della speranza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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