2 Gennaio 2017

2 Gennaio 2017

La carta d’identità

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Il commento

Questa è la testimonianza di Giovanni” (1,19). Il Battista appare come una luce improvvisa nella storia d’Israele, vive nel deserto ma la sua parola risplende come fuoco e attira le folle. Tutti si domandano se non è proprio lui il Messia atteso. Anche i capi religiosi vogliono capire e mandano sacerdoti e leviti per interrogarlo: “Tu, chi sei?” (1,19). Gli chiedono di svelare la sua identità. Giovanni avrebbe potuto falsare la sua carta d’identità, egli invece risponde con umiltà: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore” (1,23). Egli ha il compito di preparare la strada al Messia che Dio ha inviato. Non si arroga nessun diritto, non cerca privilegi, non sfrutta il consenso popolare di cui gode. Insomma, non vuole prendere un posto che non gli spetta. Non dice neppure di essere un profeta, si presenta soltanto come una voce. Eppure è proprio questa umiltà il sigillum Dei, l’abito dell’uomo che parla e agisce in nome di Dio. Al contrario, ogni forma di orgoglio, anzi ogni manifestazione di vanità, anche quella ammantata da buone intenzioni, rappresenta una pericolosa illusione che deforma la nostra identità e ci allontana da Dio. “Quando più si è buoni, tanto più si è cattivi, se si attribuisce a proprio merito ciò per cui si è buoni”, diceva san Bernardo. Una fede che non si traduce nell’umiltà non solo non è autentica ma rischia di diventare pericolosa.

Oggi ricordiamo Teresa di Lisieux, nata il 2 gennaio 1873. Non fatica a comprendere la sua vocazione. E risponde con una determinazione straordinaria che le consente di entrare al Carmelo quando aveva solo 15 anni. Vuole essere carmelitana, “sposa di Gesù e madre di anime”. Dio non si stanca di chiamare al sacerdozio e alla vita consacrata ma molti giovani oggi sono distratti, non sanno leggere la loro carta d’identità e seguono le illusioni del cuore. All’intercessione di santa Teresa affidiamo questi giovani e impegniamoci a incoraggiare i germogli vocazionali che incontriamo sul nostro cammino.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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