14 Gennaio 2017

14 Gennaio 2017

Cattive compagnie

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Il commento

Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi” (2,13). Aver scelto dei pescatori come compagni di viaggio non è certamente un buon biglietto da visita per un Rabbi che vuole acquistare consenso. Ma l’accoglienza di Levi, il pubblicano temuto e odiato, aumenta la diffidenza della gente. Un uomo che parla in nome di Dio non frequenta cattive compagnie e non dà alcun passaporto a personaggi di dubbio reputazione. La presenza di un pubblicano rappresenta uno scandalo per i farisei, custodi difensori della più rigida ortodossia. Gesù non viene per confermare la Legge ma per interpretarla in modo nuovo ed aprire altri orizzonti. La chiamata di Levi non è un incidente di percorso, al contrario contiene in germe la buona notizia che Gesù vuole proclamare: “non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (2,17). Tutti sono chiamati! Tutti siamo chiamati! Non c’è peccato che Dio non voglia e non possa perdonare; il suo amore precede e supera largamente i nostri errori, è così forte da vincere la nostra fragilità.

Levi è icona della pecorella smarrita, di quell’umanità che vive ai margini della fede, convinta di non avere più spazio per Dio nella sua vita o di non avere più alcuna possibilità di entrare nella casa di Dio. Gesù è l’icona di un Dio che non si rassegna a perdere un suo figlio e vuole riportare tutti a casa. È una dottrina nuova che aumenta la distanza con i farisei, l’iniziale diffidenza lascia il posto ad una più esplicita ostilità. D’ora in poi, Gesù sarà guardato a vista, le sue parole e i suoi gesti saranno vagliati con attenzione scrupolosa da parte dell’autorità religiosa. Il giudizio finale sarà una sonora bocciatura (Mc 3,6). “Chi è per voi Gesù di Nazaret?”, chiedi anni fa ad un rabbino a Gerusalemme. La risposta fu secca e non ammetteva repliche: “Un rabbi che non ha capito la Legge”. Noi invece crediamo che proprio Lui ha portato a compimento la storia di Dio. Ma non basta dirlo a parole. Oggi chiediamo la grazia di dire parole e compiere gesti che manifestano in modo chiaro la misericordia di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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