educare alla fede

Sono giovane, cattolico e non sono bigotto!

giovane scuola

di Elisabetta Cafaro

Come accendere di calore le fredde giornate invernali e portare un raggio di sole tra i banchi di scuola? Volti distratti che sembrano a volte lontani, persi nel loro mondo, in realtà sono tutti alla ricerca di un senso e mendicanti del cielo. In che modo aiutare quindi i giovani a vivere la fede? Nella lettera che segue la testimonianza di Domenico.

Cara prof,

durante le lezioni trascorse insieme a voi anni fa, ho compreso che come ci insegna Gesù: “Non solo di pane vive l’uomo”. Sì, perché l’uomo non è fatto solo di materialismo, per vivere bene deve far collaborare più dimensioni: corporea, psicologica, affettiva, sociale, culturale, morale, politica ed anche spirituale e religiosa, ovvero quella dimensione dedita a tutto ciò che non è materiale. Ho compreso come Dio non si possa semplicemente spiegare: il fatto di non avere caratteristiche materiali, infatti, ci lascia liberi nella scelta della nostra fede. Ho imparato a vivere un nuovo rapporto con Dio, fatto di rispetto, pace, perdono, carità e condivisione: chi ama davvero, infatti, cerca non soltanto bene e successo per sé, ma anche per gli altri. Mi rendo conto, però, che oggi, tra mille distrazioni e tentazioni, trovare e vivere autenticamente la propria fede è molto difficile, soprattutto per i giovani. La mia più grande rabbia è che per molti bere o fumare è segno di grande maturità; mentre chi trascorre i propri pomeriggi in chiesa è solo un cattolico bigotto.

Quando vogliamo davvero bene ad una persona non sentiamo sempre il bisogno di incontrarla, di parlargli o ci basta solo il pensiero? Non penso che ci basti, in particolar modo se quella persona ha offerto se stesso per noi! Gesù dovrebbe essere, per tutti noi, come una persona che si ama tantissimo e che si vuole incontrare ogni giorno! Nel periodo adolescenziale vogliamo indipendenza e libertà, anche a livello di pensiero. È in questo momento che spesso avviene la separazione tra giovani e la fede. Spesso non riusciamo a trovare le risposte alle nostre domande neanche nella realtà parrocchiale. Io, però, cara professoressa, sono sicuro che, in fondo al cuore di ogni giovane, me compreso, ci sia una sorta di bomba, che attende solo la scintilla giusta per esplodere. Oltretutto, tutti questi dubbi dei giovani dovrebbero far riflettere sull’importante ruolo dell’educatore. Egli, infatti, ha il compito di essere punto di riferimento per le giovani vite affidategli, così che i ragazzi, supportati concretamente, possano superare la crisi del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Solo così si formano veri uomini e donne capaci di scelte forti e di fare del bene, così come lei lo è stata per me.


 

Caro Domenico,

non si tratta di sapere quando e come materialmente è sorto il cosmo ed è comparso l’uomo, ma piuttosto di scoprire quale senso abbia tale origine, se vi presieda il caso, il destino cieco oppure un Essere trascendente, intelligente e buono chiamato Dio. Nel mondo c’è il bene e il male e l’uomo ne fa esperienza.

Dio non è un teorema che si può spiegare alla lavagna, perché altrimenti verrebbe meno il discorso sulla libertà. Se Dio infatti avesse dimostrato la sua esistenza in maniera razionale, noi non saremmo nel dubbio, ma nella certezza. Una certezza che ci priverebbe della libertà di scelta. Dio invece ci ha creati liberi. Essendo bene infinito ci ha redenti e salvati dal peccato originale con la morte e resurrezione di suo figlio Gesù. Seguire Gesù significa scoprire la profonda e intima gioia di essere in pace con Dio stesso. È facile trovare persone che credono in Dio ma non hanno e non vogliono avere legami con la Chiesa, dimenticando che la Chiesa è Verità salvifica, perché la Chiesa è Cristo presente nel tempo con la sua Parola e la sua opera redentrice. Impariamo a costruire ponti che uniscono e non muri che dividono. Impariamo soprattutto a ragionare… a non cedere alle mille tentazione di un mondo che ci allontana dal Mistero, dall’amore, dalla libertà, dalla potenza, dalla forza, un mondo che vuole giovani non forti ma fragili e turbati nella coscienza. Se in fondo al cuore di ogni giovane c’è come tu dici una “bomba”, accendiamola con la fiamma della ragione e dell’amore perché l’essenziale é invisibile agli occhi e come afferma il poeta Kahlil Gibran: “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”. 

La tua prof!




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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5 risposte su “Sono giovane, cattolico e non sono bigotto!”

Condivido del tutto le tue parole Domenico,anche io penso che quando si ama una persona non basta solo il pensiero,ma bisogna anche dare prova del proprio sentimento,parlargli e soprattutto stargli vicino nei momenti difficili.Noi giovani d’oggi spesso sommersi dagli impegni,dalle preoccupazioni e dalle emozioni adolescenziali dimentichiamo di dimostrare e dare prova del nostro amore verso Gesu’.E proprio in questa fase della crescita di noi giovani che dovremmo abbandonare gli impegni e dare maggiore importanza ed espressione al nostro cuore e Amore verso DIO.

Da piccoli si crede a tutto, però crescendo ci accorgiamo che non abbiamo nessuno a cui appoggiarci, per cui pensiamo di essere abbandonati a noi stessi.
Molti creano la loro personalità prendendo un pizzico di quella degli altri, senza rendersi conto del dono di Dio.
Noi comprendiamo le ragioni che gli altri hanno di non credere in una forza superiore, ma crediamo che dovrebbero sforzarsi per avvicinarsi a Dio tramite le preghiere.
Ogni preghiera che rivolgiamo al Signore è un dono di speranza per determinare il nostro futuro. Tocca a noi scegliere se credere o meno, con la consapevolezza che lui non ci abbandonerà mai. Oltre la famiglia, la religione a scuola aiuta molto i giovani.

Concordo con te, se si ama non basta solo un pensiero ma bisogna esprime e dare sentimento. Oggi giorno noi adolescenti, me compresa, ci distacchiamo da Gesù, pensando a noi.
Nella preghiera si cerca speranza, pace e amore, e penso proprio che in questo periodo “l’adolescenza” non bisogna smettere di credere in Dio.
Non sentirti un “bigotto”, vai fiero per ciò che fai e in ciò che credi.

Concordo pienamente questi pensieri sia sul pensiero di Domenico che l’uomo non è fatto di materialismo sia su quello della prof. che ha citato il pensiero profondo del poeta Kahlil Gibran

Condivido tutti i vostri pensieri riguardo a questo fenomeno. Siccome io ho spinto tanti ragazzi in chiesa ,quindi comprendo profondamente questo concetto. La maggior parte dei ragazzi al mondo d’ oggi considera la chiesa come un luogo ridicolo, infatti viene presa in giro essa e i ragazzi che la praticano. Questo accade perché i ragazzi sono presi da ” percorsi” che “spaccano ” e non “compongono” la loro formazione personale quindi ritengo che non si formano come dovrebbero ,non acquisiscono tutte le doti che dovrebbero acquisire perciò si cade nella strada del fumo, droga ecc. Il mio esperimento era di far venire una mia amica a casa per fare i compiti e dopo uscire alquanto poi le dissi di ritirare una cosa in parrocchia e neanche a farlo apposta la sera avevo una riunione con tanti ragazzi , così la in vita i a sedersi e tutti i ragazzi la circondarono cosi poi subito lei si sentì a suo agio sentì una voce che le dava tranquillità così adesso frequenti amo il corso insieme. Infine concludo dicendo che non si può giudicare il libro da una copertina se non si conosce la sua storia ,quindi bisogna sempre provare tutto nella vita anche se la tale esperienza andrà male. 

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