28 Gennaio 2017

28 Gennaio 2017

Perché dormi Signore?

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Il commento

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena”  (4,37). È Gesù che chiede di passare all’altra riva (4,35), i discepoli obbediscono. Come sempre. La tempesta arriva all’improvviso, icona di quegli eventi dolorosi che non possiamo prevenire né prevedere. I discepoli sono abituati ad affrontare la mareggiata e sono preparati alla lotta. Ma quella sera, oltre all’eccezionale potenza delle acque, sono toccati e scossi dall’atteggiamento di Gesù: proprio Lui che li ha condotti su quella barca, Lui che li guida nell’avventura, proprio Lui dorme, beatamente indifferente a tutto quello che accade. Matteo si limita a dire che Gesù dormiva (8,24). Marco, invece, sottolinea che “se ne stava a poppa sul cuscino e dormiva” (4,38). Annotazione curiosa con la quale l’evangelista mostra lo stridente contrasto tra la calma di Gesù e l’affannosa agitazione dei discepoli. I discepoli sono sconcertati. E anche noi lo siamo. Noi siamo pronti ad affrontare la battaglia, non chiediamo trattamenti di favore, sappiamo che incontreremo tribolazioni. Ma chiediamo a Dio di rimanere al nostro fianco, di soffrire e lottare con noi. Il suo silenzio ci appare come una complice indifferenza. E ci getta nell’angoscia.

Questa esperienza è uno dei passaggi decisivi della vita, uno di quelli in cui c’incamminiamo verso la santità oppure, delusi, abbandoniamo la strada. “Non ci è dato di conoscere il motivo per cui Dio trattiene il suo braccio invece di intervenire”, scrive Benedetto XVI. E ricorda una parola di sant’Agostino “Se tu lo comprendi, allora non è Dio” (Deus caritas est, n. 38). Dio non ci vieta di gridare il nostro dolore, come ha fatto lo stesso Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46). I cristiani, continua Benedetto XVI, continuano a credere, “pur immersi come gli altri uomini nella drammatica complessità delle vicende della storia, rimangono saldi nella certezza che Dio è Padre e ci ama, anche se il suo silenzio rimane incomprensibile per noi” (ivi). È la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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