29 Gennaio 2017

29 Gennaio 2017

La porta d’ingresso

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Il commento

 “Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: “Beati i poveri in spirito” (5, 2-3). Matteo propone le beatitudini all’inizio del suo Vangelo, come una porta d’ingresso. Questo brano infatti segna l’inizio del discorso della montagna che, a sua volta, è il primo dei cinque grandi discorsi attorno a cui è strutturato il primo vangelo. In realtà questa pagina luminosa rappresenta una sintesi matura della buona notizia, cioè di quella proposta originale che Gesù ha seminato durante gli anni della sua predicazione. In effetti, le beatitudini “dipingono il volto di Gesù” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1717) ma, per conseguenza, disegnano anche il volto dei discepoli, descrivono ciò che noi siamo chiamati ad essere. Camminare nei sentieri delle beatitudini significa tradurre nella vita quotidiana il grande mistero della Pasqua, in altre parole partecipare alla morte e resurrezione del Signore. Lo stile di vita che Gesù chiede ai discepoli è radicalmente diverso da quello che il mondo suggerisce. La parola di Gesù contiene una forza straordinaria, si distacca dal modo comune di pensare, quelli che lo ascoltavano e i suoi stessi discepoli erano stupiti e talvolta sconcertati. In questo Vangelo percepiamo l’eco di una Parola che fin dall’inizio Dio ha posto nel cuore dell’uomo, una parola tante volte soffocata dall’iniquità ma che ora in Cristo risplende in tutta la sua bellezza.

Una tendenza ben radicata nel cuore dell’uomo, che molto spesso diventa anche la tentazione più insidiosa, è quella di chiedere a Dio di confermare quello che già pensiamo e di aiutarci a realizzare quello che già abbiamo messo in agenda. Gesù invece si presenta come il Maestro, è Lui che conosce la strada. Ci fidiamo di Lui e siamo pronti a dargli il bastone del comando? Prima di comunicare il suo insegnamento, il Vangelo lo mostra mentre sale sulla montagna (5,1). Un gesto simbolico ma espressivo. Quel suo andare oltre, quel salire in alto, contiene un’implicita proposta. Solo chi lo segue, potrà ricevere quella Parola che cambia il cuore dell’uomo. E noi vorremmo essere tra questi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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