6 Febbraio 2017

6 Febbraio 2017

Il lembo del mantello

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,53-56)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Il commento

Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe” (6,54). Per gli esegeti questo piccolo brano è soltanto un sommario che chiude una sezione e ne apre un’altra. Ma anche in questa manciata di versetti possiamo trovare un’immagine efficace dell’identità e della missione di Gesù, quella stessa che la Chiesa è chiamata a realizzare lungo i secoli. Questo brano è posto subito dopo il miracolo dei pani (6,35-44), la fuga precipitosa nella notte e l’apparizione di Gesù sul lago alle prime ore del giorno (6,45-52). Attraverso questi eventi, il volto del Rabbi appare progressivamente in tutta la sua bellezza. Quando approdano a Gennèsaret trovano una folla che sembra attenderli: “Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe” (6,54). La formula usata dall’evangelista è molto suggestiva: tutti scendono dalla barca ma la gente fissa il suo sguardo su Gesù. È Lui che cerca, di Lui ha bisogno. Tutta l’attenzione è per Lui, gli altri fanno da contorno. Marco usa anche in questo caso l’avverbio “subito” [euthùs]: in questo modo egli sottolinea che nel cuore dell’uomo c’è come un desiderio insopprimibile che lo spinge a cercare ciò che può dare un senso pieno alla vita.

Questa scena offre una bella icona: la Chiesa esiste per mostrare il volto di Gesù e dare all’umanità la possibilità di incontrarlo. Non importa le opere e neppure le persone, non contano le strutture. La gente ha bisogno di incontrare Gesù e di “toccare almeno il lembo del suo mantello” (6,56). La Chiesa non deve dare parole di umana consolazione ma deve mostrare il volto adorabile del Redentore. È Lui la luce che risplende, è sua la Parola che rischiara. Tante gente oggi non cerca più nulla e si accontenta di un’esistenza scolorita oppure, al contrario, riempie la vita di emozioni che rispondono ai bisogni ma imprigionano i desideri. Solo Gesù può dare la vita piena, la sua Parola ha la forza di Dio, scuote e ferisce, accarezza e guarisce. Lui solo è capace di restituire l’uomo a se stesso. Con questa intima certezza oggi ci inginocchiamo dinanzi all’Eucaristia e gli chiediamo la grazia di essere sanati.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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