educazione alla sessualità

Scoprire che il proprio figlio ha avuto il suo primo rapporto sessuale

adolescenza

di Carolina Rossi e Giulia Palombo, psicologhe

Di fronte alla sessualizzazione precoce proposta dai media, come possono e devono intervenire i genitori? Cosa possono fare per preparare e accompagnare i figli a gestire in modo positivo la propria vita sessuale?

Giovanna è una bellissima ragazza di 14 anni. Ha una sorella di qualche anno più piccola e due genitori, Teresa e Riccardo, che sono sempre stati molto presenti cercando di dare alle figlie tutto quello di cui avevano bisogno. In famiglia c’è stata sempre una buona comunicazione tanto che le due ragazze fin da quando erano piccole hanno raccontato tutto ai loro genitori e si sono vantate con le loro amiche di avere dei genitori “perfetti”. Quando Giovanna si è innamorata di Armando, 17 anni, è andata subito a confidarsi con la mamma, che è stata felice del fatto che la figlia non avesse segreti con lei, anche rispetto a queste cose. L’idillio però è finito quando i genitori di Giovanna hanno scoperto, leggendo una lettera che la ragazza aveva in camera sua – nemmeno tanto nascosta- che i due ragazzi avevano avuto dei rapporti sessuali. Naturalmente, quando hanno appreso la notizia a Teresa e Riccardo è sembrato cascare il mondo addosso, dapprima si sono arrabbiati con la figlia dicendole che è ancora troppo piccola e che ha dimostrato di essere irresponsabile. In secondo momento hanno iniziato a interrogarsi sui propri errori, finendo per incolparsi di averle dato troppa libertà e di essere stati troppo permissivi. Giovanna si è giustificata dicendo che lei lo ha fatto perché è “davvero innamorata” e Armando è l’uomo che vuole sposare, inoltre, ha ribadito ai genitori che loro sono stati sempre dei genitori aperti e tolleranti, che l’hanno sempre appoggiata nelle sue scelte, e ora, non capisce perché si siano irrigiditi così tanto; addirittura Giovanna stava pensando di chiedere ai genitori di lasciarle qualche volta la casa libera, per passare una serata romantica con il fidanzato.



La storia di Giovanna apre una riflessione sul tema della sessualità e dell’educazione affettiva e sessuale. In che cosa hanno sbagliato i genitori di Giovanna? Davvero l’aspetto da rivedere è quello della severità in opposizione al permissivismo dei modelli educativi, oppure i fattori in gioco sono altri? Di fronte all’adultizzazione dei bambini e alla sessualizzazione precoce proposta dai media, come possono e devono intervenire i genitori? Cosa possono fare per preparare e accompagnare i figli a gestire in modo positivo la propria vita sessuale?

Cercheremo di rispondere a queste domande partendo da un concetto fondamentale: l’educazione alla sessualità e, più in generale all’affettività, non deve intendersi semplicemente come una serie di informazioni da trasmettere al bambino o al ragazzo, ma è un percorso lungo e complesso, attraverso il quale si comunicano ai figli significati, vissuti, valori e competenze, oltre che informazioni. Ne deriva dunque che non si può aspettare l’adolescenza per cominciare a preoccuparsi di questo aspetto.

Fin da quando i bambini sono piccoli si dovrebbe iniziare, in modo semplice e naturale, a condurli ad una conoscenza delle diverse dimensioni personali in gioco e orientarli rispetto ad esse. A partire dagli aspetti fisici e biologici legati al corpo e ai suoi cambiamenti, alle differenze fra i sessi, concepimento e nascita dei bambini, masturbazione, menarca, senza trascurare gli aspetti interpersonali e relazionali, come la differenza tra l’amarsi e il volersi bene, la gelosia, il rispetto di sé e dell’altro, il significato che si attribuisce alla relazione di coppia, ed infine, gli aspetti psicologici e intrapsichici connessi alla capacità di guardarsi dentro e riconoscere le emozioni proprie e altrui, l’autonomia del pensiero, controllare i propri impulsi, tollerare l’intimità, riconoscere e gestire la tendenza a possedere l’altro.

Se questo percorso è iniziato già da tempo, sarà più semplice affrontare i cambiamenti introdotti dall’adolescenza. In questa fase, infatti, ragazzi e ragazze affrontano il complicato compito di integrare nella propria identità un corpo “sessuato” con potenzialità inedite e quasi completamente sconosciute. Aprirsi alla relazione sentimentale e affettiva con l’altro sesso rappresenta una tappa evolutiva nel percorso di crescita, una fase in cui gli adolescenti provano a fare i conti e a prendere dimestichezza con le emozioni e sensazioni veicolate dalle trasformazioni corporee e psicologiche.

La dimensione affettiva- relazionale diventa quasi totalizzante per gli adolescenti, che cominciano a guardarsi dentro e a cercare di dare un senso a quello che provano e ai sentimenti che li legano agli altri.

Naturalmente, in questo percorso fatto di emozioni intense ed inebrianti, il rischio è quello di non riuscire ad orientarsi e, nonostante l’ostentata sicurezza, di fare scelte sbagliate, pericolose, o quantomeno poco consapevoli.

Ruolo dei genitori, dunque è dare una cornice valoriale e di senso, fornendo ai ragazzi non solo le informazioni necessarie, ma anche una base emotiva forte e un senso di sicurezza in se stessi che possa orientarli nelle proprie scelte, in una fase della vita in cui provano a fare da soli e solitamente rifiutano i consigli .

Ecco di seguito alcuni consigli, che possono aiutare i genitori, a partire dalla prima infanzia, fino ad arrivare all’adolescenza dei figli.

Dall’infanzia….

    • fornire risposte vere e precise, ma senza utilizzare termini tecnici che il bambino non può comprendere, ad esempio si può parlare di “sacchetto che si trova nella pancia della mamma” piuttosto che utero;
    • Mai rimandare le risposte. Non è sempre facile per i genitori rispondere ad alcune domande, dunque spesso si tenta di prendere tempo, oppure si risponde dicendo ad esempio: “te lo dirò quando sarai grande”, oppure “sono cose che non interessano ai bambini”. Occorre sempre rispondere alle domande dei bambini, nella misura della loro richiesta, perché si deve rispettare il loro bisogno di sapere e di conoscere. La mancata risposta spingerebbe il bambino a costruirsi delle spiegazioni fantastiche, oltre a trasmettergli la sensazione che quell’argomento imbarazza il genitore, dunque è un “argomento da evitare” anche per il futuro;
    • non lasciare mai i bambini da soli davanti alla TV o al computer, potrebbero essere esposti a contenuti troppo forti e non avrebbero nessun adulto vicino a dare loro spiegazioni.
    • cercare di superare i propri imbarazzi. È importante cercare di rispondere senza imbarazzo in quanto i bambini possono permettersi di esprimere la loro curiosità solo se percepiscono un clima di serenità, o comunque un’apertura dei genitori su certi argomenti;

 

  • commentare fatti o programmi televisivi sull’argomento, può essere un buon modo per aprire certi temi e aiutare i propri figli a sviluppare un pensiero critico. Ad esempio di fronte a messaggi che celebrano “la sensualità e la sessualità delle giovanissime” e trasmettono l’idea di una femminilità basata esclusivamente sulla dimensione estetica, si può discutere con i figli su come questi messaggi possano portare le ragazze a credere che il loro valore è soprattutto determinato dal loro aspetto estetico.

 

Durante l’adolescenza…

 

  • Essere genitori e non amici: Spesso i genitori, per paura di replicare un atteggiamento autoritario che hanno subito, o in nome dell’emancipazione dei figli e del superamento di tabù, rischiano di diventare eccessivamente permissivi, adottando dunque la modalità del genitore-amico, che non è la figura di riferimento che guida e protegge, ma l’amico con cui confidarsi e condividere. Un rapporto alla pari, dunque, in cui il genitore cede il suo ruolo, perde di vista il vero bisogno dell’adolescente che è quello di avere dei margini di sicurezza dentro i quali sperimentarsi. Quanto i figli potrebbero sperimentarsi nell’autonomia se avessero genitori che smettono il ruolo di genitori per diventare degli amici? In fondo volendo vedere questo tempo come quello delle lotte per l’affermazione del sé autonomo, potremmo riflettere che una lotta non potrebbe definirsi tale se sul ring c’è uno che combatte e un altro che non lo fa, smettendo il suo ruolo!

 

  • Comprendete il loro punto di vista e cercate di “ampliarlo” con il contributo di altri ragazzi e ragazze della loro età. Lo stile che serve di più nel confronto e nella relazione con figli così desiderosi di avere tutto e subito, di bruciare le tappe, di diventare adulti anche quando sono solo preadolescenti è quello dell’adulto che con tranquillità ascolta e a volte interviene. Saper dire dei secchi e sonori NO è importante, ma in alcune situazioni può essere più utile non dire subito tutto ciò che si pensa passando attraverso le esperienze dei pari per aiutare i figli a capire certi messaggi; a tal fine si può dunque aiutare il confronto, sostenere il dialogo, favorire la raccolta di impressioni, pareri e opinioni da parte del gruppo allargato dei coetanei.

 

  • comunicare valori e non conoscenze. Ripetere la frase: «Ti dico io come si fa» può essere utile durante l’infanzia, ma non nell’adolescenza. Ricordiamoci che gli adolescenti hanno tutte le conoscenze su tutto. Quello che spesso non hanno è la capacità di sapere valutare o valorizzare le loro conoscenze. I genitori devono dare loro i valori e le priorità.

Ricordare che il proprio comportamento è da esempio e testimonianza per i figli, il modo dei genitori di relazionarsi e di vivere gli affetti è per loro un vero punto di riferimento.




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3 risposte su “Scoprire che il proprio figlio ha avuto il suo primo rapporto sessuale”

Secondo me l’atteggiamento che i genitori hanno assunto nei confronti della figlia sono stati giusti.Qualunque genitore vuole il meglio per i propri figli. A quella età avere un rapporto sessuale può sconvolgere i genitori e poi far perdere la fiducia che i genitori hanno nei proprii figli.
Quindi secondo me i ragazzi e le ragazze non dovrebbero farsi coinvolgere troppo su rapporti sessuali ma dovrebbero avere la maggiore età per pensare a queste cose.
Anche se io conosco ragazzini che a questa età hanno rapporti sessuali e perché vogliono farsi credere più grandi rispetto all’età che hanno. Fanno queste cose per farsi rispettare dai propri amici dicendo che loro hanno avuto rapporti sessuali e si sentono superiori dalle persone che gli girano intorno. Quindi secondo me non dovrebbero fare queste cose per sentirsi superiori alla loro età ma se devo avere rapporti sessuali devo avere la maggiore età e devono essere consapevoli di quello che fanno.

Agli occhi dei nostri genitori,noi restiamo sempre un po’ bambini,nonostante il fatto che stiamo crescendo. È proprio per questo che,credo che quando un genitore scopre che sua figlia ha già avuto il suo primo rapporto,rimanga magari sorpreso ma soprattutto che si senta preoccupato. I tempi sono cambiati,i nostri genitori alla nostra età non avevano la nostra libertà,molti di loro infatti uscivano con la famosa “candela”,una sorella minore o un parente. Oggi è tutto diverso,spesso me ne rendo conto guardando le mie coetanee ma soprattutto le ragazze di qualche anno in meno. Sinceramente credo che ciò sia una scelta personale,un genitore può anche avvertire,spiegare e fare di tutto per tardare ciò,ma se due ragazzi si sentono di intraprendere un rapporto sessuale è perché lo vogliono davvero,e i genitori su ciò sono impotenti. Conosco molte ragazze,anche più piccole,che hanno già avuto esperienze e spesso,come Giovanna,all’oscuro dei genitori,magari per paura delle loro reazioni. Per questo ritengo che durante l’adolescenza,determinate cose,nonostante ci sia un ottimo rapporto,non venga riferito ai genitori. Forse è sbagliato,forse no,ovviamente dipende dalla situazione,dai ragazzi e dal loro rapporto con i genitori. Ovviamente i nostri genitori devono spiegarci determinate cose,con il tempo,rendendoci consapevoli delle conseguenze.

Io ho un nipote che a 7 anni(ora ne ha 11) miha chiesto ‘da dove escono i bambini’.. io non sapevo che dire, gli ho chiesto cosa gli avessero detto i genitori e mi ha risposto che la storia della cicogna non lo convinceva..allora ho capito che voleva la verità e gliel’ho spiegata in modo chiaro partendo dal fatto che la sorellina era diversa da lui fisicamente e che le femmine hanno un buchino che si apre e fa uscire il bimbo.credo di aver soddisfatto la sua curiosità, infatti non ha più chiesto nulla..per noi genitori è difficile affrontare certi argomenti, ma quando i bimbi hanno bisogno disapere si deve sempre dire la verità e magari inquadrarla in un discorso di progetto, altrimenti ci si ritrova da adolescenti a cadere dalle nuvole

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