18 Febbraio 2017

18 Febbraio 2017

Il ruolo della Parola

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,2-13)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».

Il commento

Il Vangelo di oggi ci parla di un cammino, di un pellegrinaggio. Gesù prende con sé tre amici, Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce su un monte, loro soli. E questi discepoli si lasciano guidare, vanno con Gesù, si fidano di Lui. Sul monte avviene qualcosa di straordinario: “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Per un momento Gesù manifesta la gloria divina che è in Lui, per un momento cielo e terra si incontrano. Quello che accade sul monte Tabor, avviene ogni volta che celebriamo la Messa. La celebrazione eucaristica è un incontro tra Cielo e terra. Noi, come i discepoli, andiamo sul monte, lasciandoci guidare e Dio ci parla, fa risuonare la voce del Padre e noi abbiamo la possibilità di incontrare Gesù e di unirci a Lui. Lasciamoci condurre sul monte. Qui risuona una voce: “Questi è il Figlio mio. Ascoltatelo!” (17,5). Facciamo ancora tanta fatica a capire l’importanza che deve avere la Parola nella nostra vita. Come facciamo noi a conoscere la volontà di Dio se non ci mettiamo in ascolto del Vangelo? Ogni giorno dovremmo avere tempo per aprire il Vangelo, il libro della vita e comprendere quello che Dio vuole per noi e man mano imparare a misurare la nostra vita, le nostre scelte a partire dalla Parola. Ma se non facciamo questo esercizio quotidiano, che diventa poi uno stile di vita, non faremo mai dei passaggi significativi. Spesso diciamo che la Parola deve diventare il nostro pane quotidiano ma facciamo ancora pochi passi. Bisogna essere più forti, più fedeli e più tenaci. Il Vangelo rimane ancora una cosa misteriosa e lontana. Oggi chiediamo la grazia di fare della Scrittura la lampada per i nostri passi, per capire davvero qual è il progetto di Dio sulla nostra vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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