19 Febbraio 2017

19 Febbraio 2017

La misura di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il commento

“Amate [agapâte] i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate [ghénēsthe] figli del Padre vostro che è nei cieli” (5, 44-45). In questi versetti è come racchiusa la grande rivoluzione del cristianesimo, tutto è nascosto nel verbo amare che traduce correttamente ma non adeguatamente il greco agapáō. L’uomo conosce l’eros ed è capace di costruire autentici e duraturi legami di amicizia ma l’agápe non appartiene al regime della natura ma a quello della grazia, l’agápe è l’amore di Dio, è Dio stesso. L’agápe non si ferma ai sensi e non si lascia misurare dai sentimenti. Al contrario, si manifesta pienamente proprio quando i sensi tacciono, quando il prossimo non ha nulla che attira il nostro sguardo, quando siamo infastiditi o dispiaciuti dai comportamenti altrui e siamo perciò tentati di guardare altrove. L’agápe vede l’immagine di Dio nascosta in fondo al cuore del prossimo, anche di quello più disperato, anche nell’ammalato senza speranza o nel criminale impenitente. L’agápe è l’eco di una Parola che viene da lontano, anzi che viene dall’Alto. L’uomo non possiede questo amore, lo deve chiedere con umiltà. E non una volta sola ma ogni volta come se fosse la prima. E ogni volta Dio lo concede, come una grazia, a coloro che lo chiedono non per sé ma per portare nella storia quotidiano il profumo di Dio, per far gustare la vera carità nella babele di una società dove anche l’amore, soprattutto l’amore, è inquinato dalla prepotenza di un io che cerca solo se stesso.

Gesù conosce la fragilità dell’uomo eppure lo invita ad amare secondo il cuore di Dio e secondo quella misura che Lui stesso è venuto a rivelare. Questa parola evangelica è molto più di un’autorevole esortazione etica, è la rivelazione di ciò che noi siamo. Solo Gesù poteva aprire questi orizzonti perché Lui solo unisce nella sua Persona la natura divina e quella umana. Signore Gesù, Ti ringraziamo per questa Parola che ci invita ad andare oltre noi stessi. Donaci di fare della vita un vero pellegrinaggio della carità che troverà il suo compimento nell’eterna beatitudine.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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