24 Febbraio 2017

24 Febbraio 2017

Non dividere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Il commento

L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”: (10, 7-8). Gesù ripropone questa parola antica con tutta la sua autorità e ricorda che il comando biblico resta vincolante (Gen 2,24). Il legame nuziale non segue l’agenda degli umori né può essere soggetto ai capricci dell’emotività. È un patto che impegna. Il suo insegnamento, senza dubbio originale e sorprendente per i suoi interlocutori, si conclude con un ammonimento: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (10,9). Gesù pone l’accento sulla responsabilità dell’uomo. Il verbo è all’imperativo, non si tratta di una vaga esortazione ma indica un vero e proprio comando. Il testo greco mette in primo piano l’azione di Dio: il legame nuziale non è solo un gioco di sentimenti ma è opera di Dio. “È Dio stesso l’Autore del matrimonio”, leggiamo nella Gaudium et spes (n. 48). Chi opera per la separazione si oppone all’azione di Dio. Qui non è in gioco solo la dignità del matrimonio – e cioè il bene dei coniugi e quello dei figli – ma anche l’opera di Dio. Il matrimonio svela qualcosa del mistero di Dio, rivela al mondo la fedeltà del suo amore. al contrario, la separazione offusca lo splendore di Dio e offende Colui che ha unito gli sposi in un patto che ha il sapore della definitività. I valori umani e quelli religiosi s’intrecciano, la coscienza dell’amore è saldamente legata a quella della fede.

L’invito a non dividere significa in primo luogo non fare nulla che conduca alla divisione. Ma significa anche impegnarsi positivamente a costruire e a custodire la comunione. La separazione è spesso il risultato di una progressiva distanza che si è creata tra i coniugi. Chi crede alla comunione non si rassegna. Sono tutti coinvolti: gli sposi, i parenti, gli amici. Il Vangelo non difende un astratto principio, come oggi si vuol far credere, ma il bene della persona che solo nell’amore trova la sua gioia piena. Preghiamo per gli sposi e facciamo tutto il possibile perché la famiglia diventi il luogo umanamente più intenso della comunione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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