Carità e amore

Papa Francesco ci mette in guardia dall’ipocrisia: “Come possiamo essere sicuri che il nostro amore sia sincero, che la nostra carità sia autentica?”

Papa Francesco

(Foto: Marcin Kadziolka / Shutterstock.com)

a cura della Redazione

Udienza Generale di oggi, il Santo Padre ai pellegrini: “Siamo chiamati all’amore, alla carità”.

Anche oggi papa Francesco ha incontrato i fedeli in piazza san Pietro, per il consueto appuntamento infrasettimanale. Al centro della sua catechesi, l’amore che abbiamo ricevuto e siamo chiamati a donare. “Sappiamo bene che il grande comandamento che ci ha lasciato il Signore Gesù è quello di amare: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente e amare il prossimo come noi stessi (cfr Mt 22,37-39), cioè siamo chiamati all’amore, alla carità. E questa è la nostra vocazione più alta, la nostra vocazione per eccellenza”.

In quanto esseri finiti, la nostra capacità di amare è senza dubbio contaminata dal peccato originale. Di questo è lo stesso san Paolo a metterci in guardia nella lettera ai Romani: “C’è il rischio che la nostra carità sia ipocrita, che il nostro amore sia ipocrita. Ci dobbiamo chiedere allora: quando avviene questa ipocrisia? E come possiamo essere sicuri che il nostro amore sia sincero, che la nostra carità sia autentica?”.

Ogni nostra capacità di amare proviene da Dio, è un dono di cui siamo umili depositari come sottolinea il Santo Padre: “La carità è anzitutto una grazia, un regalo; poter amare è un dono di Dio, e dobbiamo chiederlo. E Lui lo dà volentieri, se noi lo chiediamo. La carità è una grazia: non consiste nel far trasparire quello che noi siamo, ma quello che il Signore ci dona e che noi liberamente accogliamo; e non si può esprimere nell’incontro con gli altri se prima non è generata dall’incontro con il volto mite e misericordioso di Gesù. Paolo ci invita a riconoscere che siamo peccatori, e che anche il nostro modo di amare è segnato dal peccato. Nello stesso tempo, però, si fa portatore di un annuncio nuovo, un annuncio di speranza: il Signore apre davanti a noi una via di liberazione, una via di salvezza. È la possibilità di vivere anche noi il grande comandamento dell’amore, di diventare strumenti della carità di Dio. E questo avviene quando ci lasciamo guarire e rinnovare il cuore da Cristo risorto”.

Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai lavoratori di “Sky Italia”, auspicando: “Che la loro situazione lavorativa possa trovare una rapida soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie. Il lavoro ci dà dignità, e i responsabili dei popoli, i governanti hanno l’obbligo di fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possano lavorare e così avere la fronte alta, guardare in faccia gli altri, con dignità. Chi, per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari, chiude fabbriche, chiude imprese lavorative e toglie il lavoro agli uomini, compie un peccato gravissimo”.




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