Quaresima in famiglia

26 Marzo 2017

26 Marzo 2017

Debolezza congenita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Il commento

Passando, vide un uomo cieco dalla nascita” (9,1). La pagina evangelica non racconta solo una guarigione ma la conversione. Il protagonista della scena non solo recupera la vista ma riceve una nuova dignità e la possibilità di vivere secondo il cuore di Dio. Il Vangelo lo presenta come un cieco nato. La sua patologia non deriva da un incidente accaduto lungo gli anni ma è la condizione di partenza, il segno visibile di quella disarmonia che il peccato ha introdotto nella creazione. Nel nostro vivere c’è una debolezza congenita, una sostanziale incapacità di realizzare quel che il cuore desidera. Il cieco del Vangelo non chiede nulla e forse nemmeno si accorge che lì, a due passi, c’è Gesù, quello che tutti conoscono come il profeta di Nazaret. Ma il Figlio di Dio è venuto proprio per aprire gli occhi dell’umanità e donare quello che non abbiamo neppure il coraggio di chiedere. Ma tutto questo passa attraverso la sfida della fede. Gesù prende del fango e lo pone sugli occhi e poi gli dice: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” (9,7). Un gesto strano, senza dubbio. Una parola ancora più misteriosa. Eppure se vuole essere guarito, quell’uomo deve accogliere l’invito di Gesù. Niente e nessuno lo obbliga a farlo, anzi avrebbe tanti buoni motivi per rifiutare. E invece l’uomo accetta la sfida. Il cammino della fede è fatto di tanti passi ma il primo è quello di fidarsi di Dio.

Era cieco anche Charles de Foucauld (1858-1916) quando incontrò l’abbé Juvelin. C’era andato su invito di una sua cugina, viveva una forte crisi esistenziale e voleva essere aiutato a capire. Pensava di fare un colloquio. Ma quel sacerdote gli disse: “inginocchiati e confessati”. Il giovane gli fece notare che non aveva fede. Ma il presbitero ripeté lo stesso invito e lo fece con un’autorità ancora maggiore. Charles accettò la sfida e quel giorno iniziò il suo cammino di conversione. Il Signore dona a tutti e sempre la possibilità di ricevere la fede ma spesso non comprendiamo e più spesso ancora rifiutiamo perché restiamo chiusi nelle nostre ragioni. Oggi chiediamo la grazia di non sciupare nessuna delle occasioni che il buon Dio ci offre.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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