Il padre nella sfida educativa

Qual è il ruolo del padre oggi nel compito educativo?

di Giovanna Pauciulo

Nella società dello svuotamento dei ruoli, dove tutti sono tutto, proviamo a ridefinire il compito genitoriale della figura paterna nell’alleanza educativa tra i genitori. “Mammo”, collaboratore o punto di riferimento?

La paternità, che per alcuni trova origine nel dato biologico, non si esaurisce in esso. L’esempio ci è dato da san Giuseppe, che ci insegna a vivere la paternità come una risposta alla chiamata di Dio.

Per certi aspetti il coinvolgimento biologico spesso inquina. I genitori sono istintivamente portati a porre attenzione al figlio come a un’opera umana, frutto della decisione dei due amanti, e dimenticano di cogliere la dimensione del figlio come dono. Solo se eleviamo il cuore e superiamo l’aspetto puramente istintivo, noi genitori biologici, possiamo comprendere l’esperienza e l’insegnamento di san Giuseppe, che ci chiede di accogliere la paternità come vocazione, e perciò di riconoscere nel figlio, un dono di Dio.

Nella prospettiva del dono subentra la responsabilità educativa che, per essere feconda, deve intrecciarsi in una reciprocità e complementarietà di ruoli tra i genitori. Ancora una volta la Sacra Famiglia ci mostra la via. Qui possiamo vedere chiaramente distinti i ruoli genitoriali: Maria partorisce, Giuseppe dà il nome. Nel rapporto simbiotico di Maria con il figlio Gesù, Giuseppe si inserisce creando il legame con l’esterno, con la società. Il fatto che Giuseppe abbia dato il nome a Gesù, ha permesso a questo figlio di essere riconosciuto e accolto come il discendente della casa di Davide.

Nel contemplare questo ruolo svolto da Giuseppe, come non pensare al ruolo che il padre svolge nei confronti della relazione madre-figlio? Nella triade padre-madre-figlio, il padre ha il compito di tagliare idealmente il cordone ombelicale. Solo in questo passaggio il figlio avrà la possibilità di affrontare il mondo esterno e di costruirsi il proprio percorso di vita. Il ruolo paterno è determinante proprio perché incoraggia il figlio ad affrontare le tappe evolutive che lo porteranno all’autonomia.

Il padre presente contribuisce a formare nel figlio il senso di sicurezza nelle proprie capacità, di essere e di stare al mondo. L’assenza della figura maschile genera figli incapaci di raggiungere la piena maturità, diventando adulti non liberi.

È interessante sottolineare che nello sviluppo affettivo del figlio, la figura maschile non solo è necessaria, ma deve acquistare sempre più una fisionomia specifica rispetto alla madre. Abbandonati gli schemi autoritari e anaffettivi del passato, non si finisca dunque per annullare il ruolo del padre in quanto estromesso dalle madri o appiattito sul ruolo materno, ovvero un mammo piuttosto che un padre. Perciò è importante che il ruolo del padre sia sostenuto e incoraggiato dalla madre. Qui tocchiamo con mano l’importanza di quella che possiamo definire l’alleanza educativa tra i genitori. Alcuni padri non riescono ad impostare il proprio ruolo, perché le madri non glielo lasciano fare. La complementarietà dei ruoli nella distinzione, è di grande aiuto per lo sviluppo armonico del figlio. Il vero riscatto del ruolo paterno rispetto al ruolo della madre, non consiste nel sostituire la madre, ma nell’esserle complementare.

Lo stile dell’alleanza educativa non è molto diffuso. Non basta un vago desiderio educativo che si infrange immediatamente sui primi scogli, occorre un desiderio paziente e tenace e soprattutto una certezza: che l’altro abbia davvero qualcosa da dire e da dare! Sarebbe bello, scrivono i Gillini, coniugi e psicoterapeuti familiari, che una madre possa dire: “Desidero avere un figlio da te”. Un figlio che: “Non solo abbia le tue mani o i tuoi occhi, ma che tu, proprio tu, lo conduca per le strade della vita, insieme a me: con i tuoi modi, necessariamente diversi dai miei”. Questa consapevolezza non si raggiunge senza fatica. Tante volte occorre armarsi di prudenza e frenare l’istintiva invadenza, anche quando sembra dettata dalla necessità. Ciascuno dei genitori deve fare la sua parte senza sostituirsi all’altro. Questo atteggiamento favorisce l’unità coniugale e arricchisce il compito educativo. Non si tratta tanto di prevedere una rigorosa ripartizione dei compiti e delle funzioni, quanto di vivere tutto nel segno della condivisione, che permette a ciascuno di mettere il proprio timbro sulle attività comuni.

Un piccolo fotogramma della vita domestica: non è raro vedere padri che aiutano nelle faccende domestiche. Se questo accade non è perché il padre sta aiutando la madre che è in ritardo con la tabella di marcia, ma semplicemente perché così il padre vive l’alleanza, si prende cura della famiglia, della casa, prende parte insieme alla propria sposa, al compito educativo.

Questa alleanza anche in aspetti come la gestione della casa, ha effetti positivi sui figli. Le bambine cresciute con un papà che aiuta la mamma nei lavori domestici, hanno più sogni e ambizioni lavorative delle coetanee con padri che collaborano meno.

L’alleanza coniugale dunque è il principio da cui partire per distinguere e integrare i ruoli educativi del padre e della madre. In questo ci sarà utile lasciarci ispirare e accompagnare da Maria e Giuseppe.




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