Quaresima in famiglia

6 Aprile 2017

6 Aprile 2017

La vita che non muore

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,51-59)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Il commento

Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno” (8,51). In queste parole risuona il grande annuncio, quello che dona senso alla vita e permette di vedere ogni cosa in modo nuovo. Il Vangelo non si riduce ad un’etica sapiente che insegna a vivere bene rispettando se stessi e gli altri; ma annuncia quella pienezza di vita che troverà compimento nella beata eternità. Gesù annuncia che non resteremo prigionieri della morte. L’esistenza riceve così un respiro di eternità. Vedere qui significa sperimentare. È una parola che scandalizza, appare come una follia. “Abramo è morto”, obiettano i Giudei (8,52). E così pure i profeti! È una legge che s’impone in tutta evidenza. Gesù sfida la ragione e l’esperienza annunciando che la sua Parola ha la potenza di vincere la morte. Una parola come questa non poteva trovare accoglienza, mai come in questo caso Gesù appare come un povero illuso, un Rabbi che ha perso la bussola. Anzi, viene accusato di essere un inguaribile presuntuoso: “Chi credi di essere?” (8,53).

Facciamo sempre fatica a credere alle promesse di Dio, soprattutto quando ci conducono in un terreno che la ragione non può esplorare. Il Mistero sfida sempre la ragione. Fu così anche per Abramo. Anche lui aveva sperimentato la morte: gli anni passavano senza aver visto nemmeno il germoglio di quello che Dio aveva promesso. Sentiva la morte avvicinarsi come un fallimento. Eppure in quella famosa notte delle stelle riceve una promessa, antica e nuova. Quella parola poteva apparire un’illusione del cuore. E invece Abramo l’accoglie come una parola autentica di Dio. Crede senza vedere. Per questo ricevette la grazia di vedere il giorno in cui Dio avrebbe portato a compimento la sua opera: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia” (8,56). Lo vide ma solo da lontano. Non ha creduto alle sue ragioni ma alla promessa di Dio. Ci sono persone che attendono solo le cose possibili; ed altre che credono a quelle impossibili. Dio ci conduce per questa seconda strada.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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