Lotta al revenge porn

Cambio di rotta ai vertici di facebook: stop al “revenge porn”

smartphone

A cura della Redazione

Niente più foto osè su Facebook: lo ha dichiarato qualche giorno fa Mark Zuckerberg, amministratore delegato del social, comunicando un cambio di rotta nella tutela della privacy.

È un fenomeno molto in voga tra i giovani il ‘revenge porn’: vendicarsi di qualcuno, pubblicando foto o video intimi senza il permesso della persona ritratta o filmata. In genere sono soprattutto le ragazze a subire questo vero e proprio atto di cyberbullismo. Gli ultimi casi di cronaca ci raccontano di episodi in cui questo gioco perverso è finito in tragedia. La vicenda di Tiziana Cantone morta suicida dopo la diffusione in rete di un video, desta ancora forte rammarico.  

Nei giorni scorsi Facebook, attraverso il suo amministratore delegato Mark Zuckerberg, ha annunciato delle novità che permetteranno di contrastare la diffusione in rete di foto e video hard.

La lotta di Facebook a questo fenomeno d’ora in poi si arricchisce di nuovi strumenti, attivi anche per l’Italia, e riguarda anche altre due app di sua proprietà: Messenger e Instagram. In primo luogo gli utenti del social network avranno la possibilità di segnalare, in modo mirato, quelle immagini personali o intime che vedono sul social e che sembrano condivise senza permesso di coloro che vi sono ritratti. Le foto a quel punto saranno riviste da un team in carne e ossa che potrà anche decidere di disattivare l’account che le ha pubblicate. Altra novità importante è sul fronte tecnologico: Facebook userà un sistema di foto-matching, per il riconoscimento delle immagini, che aiuterà a contrastare ulteriori tentativi di condivisione delle foto.

Non solo su Facebook, ma anche sulla chat Messenger e su Instagram. In pratica, se qualcuno cercherà di ricondividere l’immagine dopo che questa è stata segnalata e rimossa, l’utente sarà avvisato della violazione e la foto non potrà essere condivisa. Per ora questo sistema non contempla WhatsApp, altra chat di proprietà di Facebook, che conta oltre un miliardo di utilizzatori. La tecnologia di foto-matching è simile a quella già utilizzata per contrastare la diffusione online di immagini pedopornograficheL’anno scorso Facebook ha rischiato un boom di azioni legali per revenge porn sulla scia della causa avviata da una ragazza di 14 anni di Belfast che aveva visto una sua foto comparire più volte tra novembre 2014 e gennaio 2016 in una pagina sul social. In quel caso i giudici avevano respinto il tentativo di Facebook di evitare il tribunale proprio perché, secondo i legali della giovane, la società avrebbe avuto il potere di prevenirne ogni ripubblicazione usando un sistema di tracciamento per identificare l’immagine.




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