Tempo di Pasqua in famiglia

30 Aprile 2017

30 Aprile 2017

Senza Gesù le parole sono mute

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Il commento

“… conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto” (24,14). I racconti lucani della Pasqua sono raccolti attorno a tre episodi che svelano gradualmente il mistero: prima l’annuncio degli angeli alle donne presso il sepolcro (1-12); poi l’incontro di Gesù con i discepoli sulla via di Emmaus (13-35) e, infine, la manifestazione agli apostoli a Gerusalemme (36-48). Si tratta di una progressiva rivelazione, la luce di Dio entra poco alla volta nella vita della Chiesa. Questa gradualità è particolarmente marcata nel racconto di Emmaus: la pagina evangelica, infatti, descrive il mesto cammino dei discepoli verso Emmaus, l’imprevista e discreta presenza di Gesù, le prime parole di un dialogo sempre più serrato che troverà il suo approdo definitivo nel pieno riconoscimento (24,31).

Oggi vi invito a meditare le battute iniziali di questa scena (24,13-15).  Il Vangelo li descrive mentre dialogano animatamente, ciascuno comunica all’altro pensieri ed emozioni. L’evangelista dice che il loro volto è vestito di tristezza (24,17). Prevale la delusione, lo smarrimento, l’amarezza e forse anche la rabbia. La croce è come un macigno che ha seppellito ogni speranza. Non riescono a capire quello che è successo, non possono capire. Senza la Parola di Gesù tutto resta per loro oscuro, non possono dare un senso compiuto agli eventi. La vicenda di Emmaus rispecchia la nostra vita: quanti nostri dialoghi sono privi di luce, ciascuno si affatica a dire quello che pensa, promuove e difende le proprie convinzioni. E spesso, al di là delle buone intenzioni, si tratta di parole superficiali che non danno luce, non aiutano a comprendere la verità, non costruiscono comunione. Anzi, alimentano dubbi e incomprensioni. Solo la Parola di Gesù dona la grazia di leggere dentro la cronaca della nostra vita e di scoprire i segni della presenza di Dio! Invece di dialogare fra di noi, comunicando parole mute, mettiamoci in ascolto della sua Parola: sarà Lui a dire e a generare parole capaci di comunicare luce e gioia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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