Tempo di Pasqua in famiglia

01 Giugno 2017

1 Giugno 2017

Imparare a nascondersi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17, 20-26)
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Il commento

Che tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te” (17,21). Non è un’esortazione ma un’accorata supplica che Gesù rivolge al Padre. Ma al tempo stesso indica chiaramente ai discepoli qual è la strada da percorrere con assoluta determinazione. L’unità che Gesù chiede ha un valore sacramentale: da una parte trova in Dio la sua sorgente e dall’altra svela il volto di Dio. Tutti sono chiamati e ciascuno deve fare la sua parte ma vi sono due ministri che, in modo tutto particolare, sono chiamati a coltivare l’unità: anzitutto il vescovo, custode e padre della Chiesa locale; in secondo luogo i genitori, custodi della famiglia, chiamata a diventare “chiesa domestica”. Il Vescovo ha una responsabilità ben più grande ma il ruolo dei genitori non deve essere sottovalutato. Chi vuole custodire e coltivare l’unità nella Chiesa deve anzitutto imparare a … nascondendosi nell’altro. L’immagine più efficace è quella che contempliamo nel prototipo trinitario: Dio Padre si manifesta e si nasconde nel Figlio. Sul monte Tabor i discepoli ricevono queste parole: “Questi è il mio Figlio, ascoltatelo” (Mt 17,5). Chi vuole conoscere il Padre celeste deve porsi in ascolto del Figlio. E Gesù, a sua volta, lascia allo Spirito il compito di portare a compimento l’opera salvifica: “Quando verrà lo Spirito, Lui vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16,13). L’azione dello Spirito è quella di suscitare e custodire la coscienza di essere figli (Rom 8,15) e far risuonare la parola di Gesù in modo che tutti possano riconoscerlo come Maestro e Signore.

La vita trinitaria è la fonte e il modello di quella comunione ecclesiale che tutti i battezzati sono chiamati a costruire. L’unità appare lì dove il soggetto rinuncia … ad apparire. Non poche volte, infatti, l’affermazione individualistica dell’io diventa una negazione del noi. Vivere l’unità non significa fare qualcosa insieme con gli altri ma riconoscersi parte di una Chiesa che ha la missione di orientare lo sguardo verso Dio. Lui solo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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