09 Giugno 2017

9 Giugno 2017

Nell’attesa di una pienezza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12, 35-37)
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

Il commento

Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide?” (12,35). Le controversie sono terminate, dopo la questione sul comandamento più importante, l’evangelista annota: “nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo” (12,34). L’ultima parola è lasciata a Gesù che insegna e interpreta con autorità la parola della prima alleanza. E tuttavia il brano successivo inizia con un “rispondendo Gesù diceva” (12,35), come a rimarcare che Gesù raccoglie una domanda, risponde ad un interrogativo assai diffuso tra la gente: chi è il Messia? Quale volto ha l’inviato di Dio?La domanda messianica accompagna la storia d’Israele, nella Scrittura vi sono molte tracce, ma resta assai difficile precisare l’identità di Colui che deve venire. Una cosa è certa: anche se viene dalla terra – in quanto secondo la Scrittura è “figlio di Davide” – il Messia è inviato da Dio, anzi è l’Inviato per eccellenza. Nessun uomo ha la capacità di spezzare le catene del male e dare pieno compimento alla storia umana. Solo Dio può farlo e Colui al quale egli dona il suo Spirito, come aveva annunciato il profeta (Is 42,1). Solo Dio può dare la forza necessaria per portare a compimento l’opera creatrice. Israele vive nell’attesa di una pienezza che solo Dio può dare. In fondo, credere significa affidare a Dio ogni umana attesa con l’umile consapevolezza che Lui solo può rispondere a quell’ingenua speranza di bene che ogni uomo scopre dentro di sé. Israele attende un uomo che Dio veste di potenza. Senza svelare il segreto, Gesù annuncia che il Messia è molto di più, tant’è vero che lo stesso Davide lo chiama Signore (12,37). Non dice altro ma la sua parola conduce oltre.

La speranza è un ingrediente essenziale della vita, se venisse a mancare saremmo costretti a chiuderci nella camera buia del passato, vivendo di nostalgia e di rimpianti. La fede invece orienta il nostro sguardo verso il futuro e ci fa vivere ogni vicenda come una tappa di una storia che troverà il suo compimento in Dio. È questa fede che oggi invochiamo come una grazia che viene dal Cielo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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