10 Giugno 2017

10 Giugno 2017

La vera grandezza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12, 38-44)
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Il commento

Guardatevi dagli scribi, che amano che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,  avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti” (12,38-39). La parola di Gesù sferza con severità un atteggiamento molto diffuso, oggi ancora di più. Il desiderio di essere apprezzati assume non raramente una forma patologica. Chi cerca i primi posti e l’applauso della gente è prigioniero di se stesso. Non solo non può essere al servizio di Dio ma non può neppure mettersi al servizio del prossimo. Non è disposto e non è nemmeno capace di dare, come la vedova che dona tutto quel che ha (12,44). Al contrario: cerca di accumulare onori e beni materiali per sentirsi più importante. Chi vive pensando solo a se stesso finisce per trovarsi nel vicolo cieco della tristezza. Il Vangelo rivela che la vera grandezza dell’uomo si misura con la sua capacità di servire Dio e il prossimo.
Il Vangelo invita a non cercare i primi posti ma se Dio ci affida una responsabilità nella comunità ecclesiale non dobbiamo tirarci indietro. In questo caso dobbiamo con insistenza chiedere la grazia di esercitarla con umiltà. Coloro che sono chiamati a guidare la comunità cristiana devono vivere il loro ministero con l’intima consapevolezza che tutto viene da Dio e tutto deve costantemente richiamare il primato di Dio. Occorre parlare, agire e poi … sparire. In modo da lasciare a Dio tutto lo spazio. Il presbitero è l’uomo che ama stare nelle retrovie, non cerca gli applausi anzi, per quanto dipende da lui, cerca di stare lontano dai riflettori, il suo primo compito è quello di pregare, annunciare la Parola, celebrare i sacramenti e accompagnare il cammino di quanti cercano la verità. Se manca l’umiltà il maligno s’insinua con maggiore facilità. Nel suo racconto autobiografico Giovanni Paolo II scrive: “dall’elenco delle parole che uso ho deciso di espellere la parola mio” (Alzatevi, andiamo!, 105). Mi sembra un buon punto di partenza per fare della vita una bella avventura.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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