18 Giugno 2017

18 Giugno 2017

Bacio d’amore

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
n quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Il commento

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente [emáchontofra loro: Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (6,52). Le parole di Gesù non sono facili da digerire (6,48-51), al contrario suscitano un acceso dibattito. Il verbo máchomai significa litigare (At 7,26) e anche combattere (Gc 4,2). In un contesto come questo ci saremmo aspettati una parola prudente e capace di rasserenare gli animi. E invece Gesù rilancia: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (6,53). Avrebbe potuto attenuare il valore della sua proposta dando ai vocaboli carne e sangue un valore puramente simbolico. E invece, ribadisce con maggiore forza che si tratta proprio della sua carne e del suo sangue, cioè della sua vita. Ha voluto dare alle sue parole una forza ancora più espressiva. Non ha voluto minimizzare le sue affermazioni anche quando si è trovato di fronte alla plateale defezione di molti dei suoi discepoli. Sulla verità non si transige. Poco dopo metterà anche gli apostoli dinanzi ad una scelta: “Volete andarvene anche voi?” (6,67). Evidentemente non teme di rimanere solo, la comunione che egli vuole realizzare con Lui non deve in alcun modo sminuire la verità. Non c’è spazio per i fragili compromessi. Qui è in gioco non solo la fede ma la vita stessa della Chiesa, il senso profondo della sua missione.

Accostarsi alla mensa eucaristica non significa prendere la Comunione – che brutta espressione! – ma ricevere Gesù, rinnovare l’alleanza con Lui e, grazie a Lui, immergersi nella vita divina. Teresa di Lisieux racconta il suo primo incontro eucaristico come un “bacio d’amore”, si sente pienamente amata, per questo risponde con tutto l’ardore del suo cuore:“Ti amo, mi do a te per sempre”. Impegniamoci ad accogliere il Pane che scende dal Cielo con la stessa disposizione interiore. Oggi chiediamo la grazia di vivere e testimoniare con maggiore convinzione la nostra fede eucaristica per vincere l’abituale tiepidezza e fare della nostra vita un segno eloquente della divina Presenza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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