Genitori e figli

Perdere la pazienza: è possibile controllarsi?

di Giulia Palombo

A quale genitore non è mai capitato di perdere la pazienza con i propri figli e di avere reazioni spropositate? È possibile controllare questo tipo di comportamenti? Ce lo spiega la dottoressa Giulia Palombo, psicologa e psicoterapeuta.

Perdere la pazienza con i propri figli e avere reazioni smisurate, decisamente non in sintonia con i bisogni del figlio, sono comportamenti piuttosto comuni!

Le emozioni travolgono, prendono il sopravvento e portano il genitore a reagire in maniera istintiva con risposte irrazionali e non controllate.

Luigi, padre di Andrea, un ragazzino di 8 anni, racconta: “Non vorrei urlare con mio figlio. Gli voglio bene e so che il mio comportamento in certe situazioni lo agita maggiormente, però ci sono delle circostanze in cui parto in automatico, mi arrabbio e perdo completamente il controllo”.

Il racconto di Luigi mostra chiaramente che spesso i genitori si rendono conto della disfunzionalità del loro comportamento. Sono i primi ad essere sorpresi dalle loro reazioni. Si sentono in colpa nei confronti dei figli, ma si ritrovano a ripeterli periodicamente.

È come se ogni tanto fosse premuto un interruttore che attiva una diversa modalità di funzionamento, irrazionale e incontrollata, in cui non è più possibile riuscire a mantenere comunicazioni e interazioni adeguate. Cos’è dunque questo interruttore? E perché si attiva?

Ciascuno di noi ha delle aree di vulnerabilità, legate alle nostre esperienze infantili. Questioni lasciate in sospeso, risolte in parte o non risolte, che sembrano dimenticate, ma in realtà continuano ad agire dentro di noi sotto forma di memorie implicite, cioè non consapevoli.

Non si tratta necessariamente di grandi traumi, come ad esempio lutti o separazioni. Possono anche essere questioni meno evidenti che si insediano nel nostro percorso di crescita come delle spine. La sensazione di essere incompresi o ignorati ad esempio. La percezione di non poter avere il controllo, di non avere le attenzioni o l’amore di chi ci sta intorno, oppure di non esserne degni.

Tali questioni, lasciate in sospeso, possono riattivarsi con forza nel momento in cui ci troviamo a prenderci cura di un bambino.

Ciò è possibile perché non sono state dimenticate, come si crede, ma restano dentro di noi. Ad esempio, una persona può non essere consapevole di avere una questione non risolta relativa alla separazione. Nel momento in cui si trova, però, a separarsi dal figlio, uno sguardo o una parola del bambino può determinare delle emozioni (in genere molto forti) che affiorano dal passato. Questa sensazione non rimanda ad un ricordo ben preciso, conscio e chiaramente identificabile.

Tali emozioni possono disorientare e confondere il genitore. Anche quando non generano modalità di comportamento totalmente disfunzionali, può comunque essere difficile pensare in maniera lucida, prendere decisioni coerenti o comunicare efficacemente con il bambino che abbiamo di fronte.

Identificato quindi l’interruttore, dobbiamo imparare a non farlo attivare automaticamente! Dobbiamo diventare consapevoli di ciò che ci accade, delle emozioni che proviamo e delle sensazioni del nostro corpo, solo così potremo controllare le nostre azioni.

In altre parole, le questioni del passato non sempre ritornano nella nostra mente sotto forma di ricordi consapevoli. Spesso riaffiorano, determinando emozioni e sensazioni corporee, che finiscono col dirigere il nostro comportamento.

È importante dunque la riflessione su noi stessi e su come funzioniamo. Dobbiamo imparare a chiederci: “Perché ho agito in quel modo? Cosa hanno di simile le situazioni in cui perdo il controllo? Quali sono i temi che mi toccano maggiormente?”.

Qualcuno è suscettibile alla sensazione di sentirsi abbandonato, altri al senso di inadeguatezza, altri all’impotenza. Ognuno di noi ha uno o più temi che lo riguardano maggiormente, è importante che ciascuno ne sia consapevole.

Oltre alla consapevolezza corporea e all’introspezione, possiamo anche utilizzare altri strumenti per prendere consapevolezza di come funzioniamo. Tenere un diario, in cui annotiamo cosa è accaduto, come ci siamo sentiti e le reazioni di chi ci sta intorno può essere molto utile. Condividere le nostre esperienze con persone che possono farci da “specchio” può aiutarci a comprendere noi stessi.

Cambiare modello di comportamento è possibile. Non siamo obbligati a ripercorrere per forza vecchi sentieri, possiamo scegliere percorsi nuovi. Dunque, chiedersi e riflettere su quali potrebbero essere i comportamenti più funzionali, può aiutare ad essere più consapevoli quando siamo sommersi dalle emozioni e ad avere una gamma di comportamenti positivi a cui attingere.

Per approfondire l’argomento è possibile consultare il libro “Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta ad essere genitori”. di Daniel Siegel e Mary Hartzell: https://www.amazon.it/Errori-ripetere-conoscenza-propria-genitori/dp/8870789519

 




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4 risposte su “Perdere la pazienza: è possibile controllarsi?”

Sicuramente il periodo dell’infanzia è significativo nella crescita di una persona, lo si può comprendere a livello comune e anche attraverso la lettura di testi dal tema educativo ( es. “i cinque linguaggi dell’amore dei bambini” e testi come “Disciplina. Un gioco da ragazzi ”
di Brigitte Racine (Autore), L. Donghi ) , si evince che i bambini mettono a dura prova quotidianamente la pazienza su vari aspetti, quindi anche se un genitore ha un vissuto positivo soprattutto legato all’infanzia, non è comunque possibile che periodicamente possa perdere la pazienza anche in maniera forte ?
Io ho due figli piccoli che allenano sia me sia i miei famigliari all’esercizio di questa virtù, spesso mi capita di perdere la pazienza ma non solo a me…personalmente quando mi capita chiedo loro scusa e mi affido alla misericordia di Dio, ma veramente potrei definitivamente spegnere questo “interruttore automatico”? Io ci metto tutta la mia buona volontà ma alle volte mi è proprio difficile fermare quest’onda d’impazienza messa a dura prova.

grazie 🙂

La prima cosa che ho imparato dalle scienze umane è che ognuno di noi è un essere unico e irripetibile,pertanto è bene partire dalle teorie (che in quanto tali potrebbero sempre essere smentite da nuovi dati scientifici )ma senza assolutizzarle ,cercando di intraprendere un percorso educativo individualizzato. Spesso ,quando sento trattare queste tematiche nei salotti televisivi da esperti che hanno cavalcato l’onda della notorietà e che dispensano istruzioni inconfutabili,sorrido e mi chiedo :” Ma questi signori quanto tempo hanno trascorso materialmente con i bambini in tutta la loro vita?”
Sono madre di due maschi con un temperamento molto forte,mi sono ispirata sempre ai più alti principi e valori psicopedagogici oltre che giuridici nella crescita dei miei figli e ho dato loro priorità assoluta,sacrificando anche le mie ambizioni e in virtù di tutto questo mi sento di dire che È UMANO PERDERE LA PAZIENZA , Non sarebbe normale il contrario…Non diamo

Non siamo dei robot ,bensì degli esseri umani che sebbene disposti a sacrificare la nostra vita in qualsiasi momento per quella dei nostri figli ,meritiamo sempre e comunque rispetto…

Mentre molti psicologi si accingono a tracciare il profilo del genitore perfetto corredato di libretto d’istruzioni ,noi genitori abbiamo perso tutta l’autorevolezza educativa ,la nostra credibilità ,forse perché educare un figlio Costa!Prima di tutto bisogna esserci e poi non abbassarsi a fare gli amici ,bisogna saper dire con coerenza quei ” No ” che aiutano a crescere…e per fare tutto questo ,ribadisco ,spesso di perde la pazienza! Oggi siamo tutti più eruditi ,ci
aggrappiamo a qualsiasi consiglio dispensato dall’esperto di turno ma è nella pratica che siamo carenti ,perché il prezzo da pagare è alto!Siamo consapevoli della realtà giovanile odierna? Ne dubito!

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