26 Giugno 2017

26 Giugno 2017

Attenti alle contraffazioni

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 1-5)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Il commento

Non giudicate” (7,1). A prima vista, il comando di Gesù contrasta con un’attitudine che è propria del genere umano. Di fronte ai molteplici avvenimenti della vita, l’uomo è chiamato continuamente a dare giudizi per comprendere e interpretare i fatti alla luce della verità. Lo stesso Gesù non si è sottratto a questo dovere quando ha duramente rimproverato le città in cui aveva compiuto molti miracoli (Mt 11, 21-24) o quando ha definito “ipocriti” scribi e farisei (Mt 23,13). Chi non sa giudicare non può scegliere con avvedutezza. Ammonire i peccatori è una delle opere di misericordia. Questa premessa è doverosa per evitare un’interpretazione riduttiva che purtroppo è molto frequente. La prospettiva evangelica è più precisa: Gesù vuole mettere in guardia i suoi discepoli da un uso distorto del giudizio. Un’autentica contraffazione di quella innata capacità che Dio ha dato all’uomo. Non è difficile vedere come in tanti casi il giudizio delle azioni altrui nasce da una visione unilaterale, da uno sguardo non purificato, dal tentativo inconfessato di difendere altri interessi, dalla paura di essere a propria volta giudicati. Il giudizio si trasforma così in una critica severa e senza attenuanti. Le buone intenzioni, che non mancano mai, non eliminano la sostanziale negatività. Giudicare in questo caso significa condannare, un modo per manifestare la propria estraneità, come per dire: io non c’entro e non ho nulla a che fare con te. Questo atteggiamento è potenzialmente distruttivo perché scardina i legami della fraternità, fa vincere l’indifferenza sulla solidarietà, la chiusura sulla solidarietà. Il vero giudizio invece nasce dal desiderio di bene e conduce al bene.

Evitare ogni forma di giudizio non significa rinunciare alla verità. Il retto giudizio è dono dello Spirito. Colui che “guida alla verità tutta intera” (Gv 16,13), purifica il nostro sguardo e ci dona la capacità di giudicare ogni cosa con carità. È una grazia ed oggi la chiediamo con particolare fervore.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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