CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Il rispetto non si trasformi in una mancanza nei confronti della verità

26 Giugno 2017

omosessualità

(Foto: Syda Productions - Shutterstock.com)

Nel blog di oggi, don Silvio risponde ad una madre che chiede consiglio su come spiegare al figlio i fatti che hanno interessato il giovane scout unito in rito civile al suo compagno. Con chiarezza e semplicità, don Silvio invita a non seguire le mode ma a restare ancorati alla verità.

Caro don,

mio figlio ha letto per caso una notizia alla quale i quotidiani hanno dato una certa importanza: in un piccolo paese del Friuli un giovane capo scout ha sposato con rito civile il compagno. Il parroco ha reagito con durezza togliendogli l’incarico che occupa nell’associazione. A quanto ho letto, per capire la vicenda, il vice-parroco ha invece partecipato alla cerimonia ed ha tenuto anche un discorso che suona come un’esplicita approvazione. Conoscendo le mie idee, mio figlio mi ha subito rinfacciato un’eccessiva severità, ricordando che anche in classe la sua prof. di religione gli aveva detto che nella Chiesa le cose stanno cambiando e che l’omosessualità non è più un peccato. Mi sono trovata in difficoltà. Su questo punto seguo la dottrina che mi è stata insegnata. Mi chiedo però perché oggi c’è tanta confusione nella Chiesa. Mio figlio e gli amici suoi coetanei crescono senza più avere punti sicuri di riferimento. Grazie per i suggerimenti che potrai darmi.

Nicoletta

 

Cara Nicoletta,

la tua lettera tocca una questione molto seria che mi inquieta non poco e fa emergere tutti i limiti di un approccio pastorale che in nome dell’accoglienza finisce per calpestare la dignità della persona, quella che Dio ha scritto nel cuore e non quella dipinta dalla cultura che oggi vuole a tutti i costi imporre una nuova antropologia. Come vedi, secondo il mio stile, sono entrato subito in argomento e ho già dato il mio giudizio di valore. D’altra parte, sai benissimo come la penso. Ma tu chiedi di valutare questo fatto di cronaca e l’impatto educativo che può avere su coloro che, come tuo figlio, vivono la stagione dell’adolescenza.

Partiamo dai fatti. Un giovane che ha un preciso ruolo educativo nell’AGESCI (Associazione guide e scout cattolici italiani) si unisce con rito civile con il compagno con il quale già convive. Tu hai usato il verbo sposare, lo stesso che troviamo nelle cronache dei quotidiani, in realtà, stando alla Legge 76/2016 non di matrimonio si tratta ma di Unioni civili. Usiamo la terminologia più appropriata. È interessante sottolineare il fatto che la coppia già conviveva. Nessuno se n’è accorto? Il parroco dice che aveva già sollevato il caso a chi di dovere ma … nessuno ha ritenuto necessario prendere provvedimenti. Ma dinanzi ad un evento pubblico il parroco non può più tacere, sarebbe un’oggettiva complicità con l’errore. Il parroco non gli ha tolto la responsabilità ma ha invitato il soggetto a dimettersi in quanto la sua scelta non corrisponde a quella dottrina che egli ha il dovere di insegnare e testimoniare. Alcuni giornali hanno dipinto il parroco come un prete “furioso”, in realtà egli ha soltanto fatto notare che esiste una chiara e oggettiva incompatibilità tra la scelta fatta e l’incarico educativo che egli ricopre. Niente di più semplice. Il Catechismo parla chiaro e descrive l’inclinazione omosessuale – bada bene, qui si parla della semplice inclinazione – come un atteggiamento disordinato, cioè una tendenza che non esprime la verità della persona e non orienta a compiere il vero bene della persona.

Fedele al suo ministero e al Magistero della Chiesa, quello scritto nei documenti approvati e non quello insegnato dalle cattedre improvvisate dei nuovi sedicenti maestri, il parroco ha fatto semplicemente il suo dovere, ha ricordato la verità che la Chiesa insegna e cioè la bellezza e la fecondità dell’amore che unisce l’uomo e la donna. Basta leggere le pagine luminose della Genesi. Nessuno è obbligato ad aderire alla Chiesa e alla sua dottrina ma nessuno ha il diritto di cambiare una dottrina ben radicata nella Scrittura e professata con grande fede sempre e da tutti.

Anche se non so fino a che punto la cronaca è veritiera, non mi stupisce leggere che il vicario parrocchiale abbia aderito. Come non sono sorpreso di sapere che l’insegnante di religione di tuo figlio lascia intravedere cambiamenti epocali nella dottrina tradizionale che, per quanto ne so, sono solo nella sua testa. Nella comunità ecclesiale non mancano gli sponsor dell’omosessualità, quelli cioè che s’impegnano con ogni energia per far approvare l’omosessualità come un comportamento eticamente corretto. È un movimento  che agisce da decenni, come leggiamo in un documento del 1986, firmato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal cardinale Ratzinger: “Oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali” (La cura pastorale, n. 8). Negli ultimi anni questo movimento ostenta maggiore sicurezza e conquista spazi anche all’interno della comunità ecclesiale.

Che dire? Il rispetto che dobbiamo a tutti non può mai trasformarsi in una mancanza nei confronti della verità. La Chiesa si è sempre sforzata di seguire la distinzione tra l’errore e l’errante che risale a Sant’Agostino. Una cosa è condannare l’errore senza mezzi termini, altra cosa è accogliere l’errante. Tutto questo non basta al mondo di oggi, non basta ad una cultura che vuole radicalmente sovvertire la grammatica dell’amore.

Cara Nicoletta, il relativismo etico rende ancora più confusa una questione che per sua natura si presenta carica di complessità. Insegna a tuo figlio a non seguire le mode, ricordagli che le mode passano mentre la verità resta. A volte le mode passano dopo decenni o dopo secoli, lasciando dietro di sé rovine e danni incalcolabili. Insegna che la verità di cui parliamo non è un’astratta dottrina ma è la luce che orienta i nostri passi e veste di dignità la nostra vita. Il discorso è molto più ampio, dobbiamo ritornarci in un altro momento. Ti affido all’intercessione di san Giovanni Paolo II, nostro Padre e Maestro, che ha saputo custodire e trasmettere integralmente la verità della Chiesa.

Don Silvio

 




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.