01 luglio 2017

1 Luglio 2017

Non arrendersi al male

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8, 5-17)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle malattie”.

Il commento

“Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati” (8,16). Il Vangelo offre una fotografia drammatica e carica di speranza. Da una parte il fiume di gente che si reca verso la casa di Pietro, segno di quella sofferenza che appartiene alla nostra condizione e accompagna tutta la storia umana. E dall’altra un uomo che combatte da solo contro il male. Dobbiamo fare i conti non solo con la fragilità del corpo ma anche con le ferite dell’anima, non solo con le malattie che consumano la carne ma anche con le delusioni che lacerano il cuore. Ognuno di noi porta con sé un carico di dolore. La sofferenza diviene così una silenziosa e scomoda compagna di viaggio che richiama quella precarietà insita nella condizione umana. Il Vangelo mette in evidenza la relazione tra la malattia e il male, ricorda che all’origine di tutto il dolore del mondo c’è il peccato e c’è un potere nascosto, abilmente gestito dal Maligno, che ingrossa il fiume di sofferenza a tal punto che a volte abbiamo l’impressione di essere sommersi. Dinanzi a tutto questo l’uomo appare davvero impotente, come un fuscello nella tempesta. Solo l’apparire del Figlio dell’uomo, Lui che “toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29), può aprire orizzonti di speranza. L’attività terapeutica di Gesù rivela che egli è venuto per restaurare la creazione e riportarla allo splendore delle origini. Risanando il corpo malato, egli chiede a tutti di partecipare alla sua opera salvifica, restaurare il disegno originario, eliminare tutto ciò che inquina e deturpa il cuore dell’uomo, condurre ogni cosa verso il suo fine ultimo. Scrive Benedetto XVI: “Si tratta, appunto, di speranza e non ancora di compimento; speranza che ci dà il coraggio di metterci dalla parte del bene anche là dove la cosa sembra senza speranza” (Spe salvi, 36). Non possiamo eliminare la sofferenza, chi dice il contrario illude e delude. La fede dona il coraggio di non arrenderci al male e la capacità di vestire di amore le vicende più drammatiche. È questa fede che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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