02 luglio 2017

2 Luglio 2017

Non è un mercato

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 37-42)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

Il commento

Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me” (10,38). La parola di Gesù è posta esattamente al centro di una serie di affresco che, con rapidi pennellate, descrive l’identità del discepolo. Questo versetto offre la chiave di lettura e il criterio fondamentale per misurare il valore e il significato delle altre cose. Prendere la croce non significa tanto portare pesi che riteniamo insopportabili ma indica semplicemente la sequela di Cristo. La croce di cui parla Gesù non appartiene agli eventi straordinari, a quelle situazioni di dolore che ciascuno cerca giustamente di scansare, ma all’ordinaria esperienza del discepolo. Chi sceglie di seguire Cristo s’impegna a prendere la croce. Il verbo prendere non fa pensare ad un carico che improvvisamente viene messo sulle spalle ma ad una scelta libera e consapevole. Non si tratta di portare un fardello gravoso ma di vivere nella luce di una carità impegnativa che non misura le scelte con la convenienza personale ma con il bene del prossimo e, in ultima analisi, con le esigenze del Regno.

La catechesi di Gesù spiega che la sequela/croce comporta due cose importanti: primo, non subordinare l’amore per Cristo a nessun altro affetto terreno, neanche a quelli per i genitori e i figli che strutturano l’esistenza umana (10,37); in secondo luogo, bisogna mettere in conto di dare anche la vita per il Vangelo (10,39). “Niente anteporre all’amore di Cristo”, diceva san Benedetto. Al contrario, tutto deve essere pensato e fatto a partire da Gesù. È Lui la sorgente e il modello: l’amore per Lui viene prima di ogni altro amore, anche dell’istintivo attaccamento a se stessi. Chi ama Cristo non ha paura di mettere tutto, ma proprio tutto, a servizio del Regno. È Lui che decide, la sua Parola diventa per noi il criterio decisivo. Quanti battezzati hanno preso sul serio queste parole e quanti sono disposti a farne la regola suprema del loro vivere? Oggi chiediamo la grazia di non fare della fede un mercato. Chi cerca a tutti i costi di risparmiare qualcosa perde il treno della santità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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