04 luglio 2017

4 Luglio 2017

Ci salvi chi può

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8, 23-27)
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Il commento

Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento [seismòs mégas], tanto che la barca era coperta dalle onde” (8,24). Una tranquilla traversata assume improvvisamente un volto drammatico. I vocaboli non sono casuali: non si tratta solo di una violenta tempesta ma di un vero e proprio terremoto, un sisma che nessuno può prevedere. Marco avvolge la scena nella cornice notturna e la rende ancora più inquietante (Mc 4, 35-41). L’immagine evangelica fa pensare a quelle situazioni difficili da gestire, quegli avvenimenti imprevisti che gettano nell’angoscia e che fanno dire: “Niente sarà più come prima”. Sono quegli eventi che costringono a rimettere tutto in discussione, a cambiare i progetti, a trovare un nuovo modo di vivere. È questa l’esperienza che vivono i discepoli. La scena evangelica racconta la nostra vita, tante volte attraversata da vicende drammatiche che mettono tutto a soqquadro. I discepoli sono ancora all’inizio del cammino, non sono preparati a forse non lo saranno mai. Il Vangelo descrive la loro paura tutta racchiusa in un grido carico di angoscia: “Salvaci, Signore, siamo perduti!” (8,25). La tempesta fa paura a tutti. Guai a quelli che pensano di affrontarla da soli. Negli eventi drammatici s’impone spesso una regola: “Si salvi chi può”. Un’altra è la regola che noi dobbiamo seguire: “Ci salvi chi può”. Non affidiamoci alla fragilità degli uomini ma all’amore di Dio. Noi siamo quelli che hanno riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi (1Gv 4,16). Ed è proprio quello che fanno i discepoli. Hanno paura e non temono di confessarlo. Sanno di non poter uscire vivi da quella situazione e si rivolgono a Gesù. La tempesta chiede un supplemento di fede.

Gesù non ci chiede di essere forti, ma umili. Non importa se siamo capaci, conta di più l’essere docili, cioè uomini che sanno riconoscere i propri limiti e, proprio per questo, confidano unicamente nella presenza amorevole di Dio. “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili”, scrive l’apostolo Pietro (1Pt 5,5). L’umiltà ci avvicina a Dio. È una grazia da chiedere.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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