11 agosto 2017

11 Agosto 2017

Fino all’ultima goccia

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Metteo (Mt 16, 24-28)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

Il commento

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (16,24). Tutti gli evangelisti sono concordi nel riportare fedelmente questa parola. La sostanziale unanimità del testo fa comprendere quanto sia importante per la primitiva comunità che ha custodito l’esortazione di Gesù. Se ogni parola biblica è degna di essere accolta con venerazione, questa di oggi ha un valore ancora più grande perché delinea la nostra identità e l’orizzonte in cui si deve muovere l’esistenza dei credenti che hanno accettato la sfida del vangelo. Non dobbiamo interpretare questo invito come una generica esortazione a sopportare le sofferenze della vita. Si tratta piuttosto di un annuncio: chi sceglie di seguire Gesù, chi trova la gioia nello stare con Lui, deve sapere fin dall’inizio che non avrà una vita tranquilla. Con la consueta lealtà e chiarezza, il Maestro invita i discepoli a vivere la sequela con radicalità, mettendo già in conto le difficoltà che incontreranno sul loro cammino. La vita del discepolo si comprende solo in relazione a quella di Gesù. Per questo l’invito a prendere la croce segue immediatamente il primo annuncio della passione. Occorre perciò sottolineare non solo il prendere la croce ma anche e soprattutto il fatto di andare dietro di Lui. I cristiani non sono eroi che sprezzano il pericolo ma umili discepoli: è la gioia della sequela che dona il coraggio di affrontare anche la croce. Essi sanno che la croce non è l’ultima parola e che partecipando al dolore di Cristo, ricevono la grazia di partecipare anche al suo amore. Dinanzi alla tendenza, oggi ancora più diffusa, di eliminare ogni sorta di sacrificio, Paolo VI diceva con una fermezza che dovrebbe far riflettere: “Non è così! non deve essere così! … il cristianesimo non può essere esonerato dalla croce (Omelia, 8 aprile 1966). “O mio Amato Salvatore, vorrei versare il sangue per te fino all’ultima goccia…”, scriveva Teresa di Lisieux (Ms B 3r). È la stessa preghiera che oggi vogliamo ripetere con umiltà.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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