12 agosto 2017

12 Agosto 2017

Come vincere la disperazione

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,14-20)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».

Il commento

O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi?” (17,17). Appena sceso dal monte, dove la luce divina è apparsa in tutto il suo splendore (Mt 17, 1-9), Gesù deve affrontare una crisi: da una parte la sofferenza di un padre che supplica di guarire il figlio; e dall’altra l’incapacità dei discepoli. La folla assiste muta e complice al disastroso epilogo. In questo momento tutti guardano a Lui. L’uomo si getta in ginocchio: “Signore, abbi pietà di mio figlio” (17,15). Ma non tutti hanno fede e non tutti credono che è proprio Lui l’inviato di Dio. Per questo, prima di intervenire, Gesù denuncia la mancanza di fede. Le sue parole hanno il sapore amaro di un rimprovero ma in esse possiamo leggere anche l’invito a ripartire dalla fede umile e sincera di chi riconosce in Lui il Messia atteso. Al termine del racconto, quando tutti sono andati via, i discepoli gli chiedono perché non sono stati capaci di operare la guarigione. Ed egli risponde: “Per la vostra poca fede” (17,20).

Credere vuol dire bussare alla porta di Dio, consegnare a Lui il proprio dolore, confidare nella forza che viene dal suo Amore. Gesù chiede la fede perché sa che questa è l’unica condizione non solo per ottenere il miracolo ma per vincere la disperazione che spesso si annida nelle pieghe del cuore e finisce per paralizzare le migliori intenzioni. La fede non è uno degli ingredienti della vita ma il collante che raccorda e potenzia tutti gli altri elementi. Non basta presentare a Dio il proprio cesto di dolore nell’attesa che egli compia il miracolo atteso. Chi crede s’impegna a collaborare con Lui e diventare protagonista di una storia nuova. Ma lo facciamo a partire da Lui, con la luce e la forza che viene da Lui. Credere significa proclamare ad alta voce: tutto è possibile con Te. La fede non ci fa stare nelle retrovie ma dona la forza di affrontare la vita con quella determinazione che solo l’amore può dare. Troppi cristiani sono iscritti alla Confraternita dei pocafedisti. Oggi chiediamo la grazia di credere che tutto si compie in Lui e con Lui.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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