14 agosto 2017

14 Agosto 2017

Fare i conti con la realtà

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17, 22-27)
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Il commento

Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini …” (17,22). Il secondo annuncio della passione si svolge ancora in Galilea, subito dopo la guarigione del ragazzo epilettico (17, 14-20). Quell’evento ha suscitato gioia e stupore ma potrebbe anche seminare pericolose illusioni. Gesù vuole smorzare ogni superficiale entusiasmo e ricorda che la sua vicenda non troverà compimento nel successo vittorioso sugli avversari ma nell’umiliazione di una sconfitta. “Lo uccideranno” (17,23): dice senza troppa diplomazia e senza paura di scandalizzare i suoi amici più fidati. Sono parole che potrebbero apparire fin troppo dure o comunque inopportune. Perché insistere su questo argomento pur sapendo che i discepoli sono ancora deboli e incapaci di comprendere e di portare il peso di quelle parole? Gesù non vuole illudere nessuno, al contrario insegna a fare i conti con la realtà.

Matteo introduce l’annuncio con queste parole: “mentre si trovavano insieme”. Servono a rimarcare il contesto confidenziale in cui avviene il dialogo. Ci sono parole che non possiamo dire a tutti, neppure agli amici. E quando è proprio necessario, quando non possiamo farne a meno, dobbiamo trovare il momento e il luogo opportuno. Il primo annuncio aveva suscitato la comprensibile reazione di Pietro (che però esprime i sentimenti di tutti) ma anche il durissimo rimprovero da parte di Gesù (16, 21-23). I discepoli sono dunque avvertiti: non è materia di discussione. Per questo restano in silenzio. La loro reazione emotiva è riassunta in queste parole: “furono molto rattristati” (17,23). Come di chi si trova dinanzi ad un dolore che sconvolge profondamente la vita. Soffrono in silenzio. Gli apostoli non hanno ancora compreso il valore salvifico della croce. Per questo sono sconvolti e disorientati. Marta Robin, una mistica del Novecento, ha vissuto la sofferenza come una benedizione: “Niente è più bello davanti a Dio che l’offerta di se stessi quando si soffre”. È questa la oggi la nostra difficile preghiera.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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