17 agosto 2017

17 Agosto 2017

Siamo tutti debitori

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,21-19,1)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

Il commento

Il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi” (Mt 18,23). Il sovrano appare come un uomo che ama la giustizia e chiama i servi a rendere conto dei beni che hanno amministrato. E scopre così che la sua fiducia è stata mal ripagata. Dinanzi ad un grave e ingiustificato ammanco comanda al servo di restituire tutto il dovuto, cioè “diecimila talenti” (18,24). Si tratta di una somma enorme, impossibile da accumulare e da restituire. Con questa annotazione, storicamente sproporzionata ma assai suggestiva sul piano narrativo, Gesù annuncia che, quando si pone dinanzi a Dio, ogni uomo scopre di essere un debitore incallito e di non avere alcuna possibilità di saldare il debito che ha accumulato. Proprio come il servo della parabola. Costui, non avendo altra possibilità, chiedere al re di attendere nella speranza di poter, prima o poi, restituire quello che ha rubato ingiustamente: “Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa” (18,26). Si tratta ovviamente di una ingenua pretesa o forse di un’abile scorciatoia. In realtà la somma è talmente elevata che è illusorio pensare di poterla un giorno restituire, anche solo in piccola parte. Ma il re, che fino a quel momento ha ragionato in termini di giustizia ed ha preteso la restituzione di quanto gli era dovuto (18,25), improvvisamente cambia atteggiamento, si lascia commuovere dalla richiesta accorata del servo, non solo gli accorda la dilazione ma gli condona interamente il debito (18,27). Il servo ritrova così la sua libertà. E riceve una nuova dignità. La giustizia lascia il posto alla misericordia. Gesù annuncia che Dio è pronto a cancellare ogni debito. Una decisione unilaterale e definitiva. È una grazia perché l’uomo non ha fatto né può fare nulla per meritare questo condono. Non solo è disposto a perdonare ma s’impegna anche a pagare di persona il debito che l’uomo ha accumulato. Dinanzi a questo Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), non possiamo che aprirci al perdono con l’umiltà di chi ha tutto ricevuto.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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