26 agosto 2017

26 Agosto 2017

Al posto di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23, 1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Il commento

Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati [theatēmaidalla gente” (23,5). Stando al verbo theáomai, potremmo anche tradurre: per farsi vedere. È l’accusa più dura che Gesù rivolge agli uomini, tanto più grave se quegli uomini ritengono di parlare in nome di Dio. Gesù condanna senza mezzi termini la tentazione della vanità, il desiderio di avere l’applauso degli uomini e il consenso della folla. Chi entra in questa logica stravolge la sua vocazione: l’uomo di Dio non fa ombra a Dio ma è un riflesso della sua luce; non cerca la sua gloria ma quella di Dio; non mette al centro se stesso ma vive di Dio e per Dio. Quando si sforza di stare in primo piano, si mette al posto di Dio. È una tentazione che appartiene ad ogni epoca perché è scritta nella nostra natura. Ma nella nostra epoca trova maggiore diritto di cittadinanza perché è la prima volta nella lunga storia dell’umanità che una società pretende di fare a meno di Dio. Siamo nell’epoca del selfie e del look, facciamo di tutto per metterci in mostra. E tanti sono disposti a tutto pur di arrivare al successo. È un tema che oggi viene trascurato, non solo nella predicazione ma anche nell’impegno educativo. Evagrio Pontico, monaco del IV secolo, considera la vanità uno dei vizi capitali. San Bernardo (1091-1153) la pone tra i primi gradini che favoriscono quella mala bestia che è l’orgoglio: “la leggerezza dell’anima, la ricerca dei piaceri, la vanità, l’arroganza, la presunzione, la glorificazione dei propri peccati, la ribellione, l’abbandonarsi al peccato, l’indurimento nel vizio”. In apparenza è un peccato veniale, in realtà asseconda uno stile di vita che contraddice apertamente la fede. Gesù si rivolge contro scribi e farisei, considerati gli interpreti più autorevoli della Legge. Questo compito nella Chiesa è affidato ai vescovi e ai sacerdoti. “Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù” (2Cor 4,5), scrive san Paolo. La sua parola e le sua vita rappresentano il commento più fedele al Vangelo di oggi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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1 risposta su “Al posto di Dio”

Signore salvaci Maria. Aiutaci. La croce c’ è ma è del Risorto grazie perdono aiuto Ave Maria e avanti. Ascolta radio Maria

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