28 agosto 2017

28 Agosto 2017

La tristezza di Gesù

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Il commento

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti” (23,13). Sette volte risuona questo ouaì (così nel testo greco) che può essere interpretato come un rimprovero, espresso con inusitata durezza. Ma può anche contenere il dolore di Gesù dinanzi alla chiusura ermetica degli scribi e dei farisei. In questo caso potremmo tradurre con ahimè che usiamo per esprimere il disappunto e il dolore. Due interpretazioni che non sono contrastanti ma complementari. In primo piano però emerge la tristezza di Gesù. Impossibile sondare gli abissi di misericordia della sua anima e quel desiderio infinito di toccare il cuore dei suoi interlocutori, anche se lo considerano un nemico da eliminare, lui continua a guardarli come fratelli e cerca di scuotere le loro false sicurezze. In questa parola non c’è una condanna irrevocabile e senza appello ma un nuovo e accorato invito alla conversione, espresso con la massima severità perché il contrasto sembra entrato nella sua fase più drammatica.

La parola di Gesù può e deve essere letta anche come una denuncia severa. Colui che si presenta come “luce del mondo” (Gv 8,12) non sopporta la falsità e intende smascherare anche le ombre. L’annuncio della misericordia non può lasciare spazi di ambiguità, come purtroppo oggi avviene. L’autentica carità copre tutte le debolezze ma non collabora con la menzogna e non favorisce l’ombra del dubbio né alimenta la confusione. Da questo punto di vista i sette guai sono una presa di posizione netta e invitano i discepoli ad evitare ogni forma di compromesso. Gesù ci insegna a non rimanere in silenzio quando la verità viene calpestata, quando i diritti di Dio e quelli dell’uomo vengono violati, quando la fede religiosa viene piegata agli interessi personali. In questi casi il silenzio diventa complicità: l’uomo di Dio deve gridare con voce forte la propria indignazione. Oggi chiediamo la grazia di non puntare il dito ma di batterci il petto, domandiamo perdono perché tante volte – troppe volte – invece di illuminare gli altri siamo stati per loro un ostacolo. Kyrie eleison!

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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