03 settembre 2017

3 Settembre 2017

Una pagina fastidiosa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Il commento

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani” (16,21). Questo annuncio fu accolto con grande sorpresa dagli apostoli, evidentemente avevano tutt’altra idea sull’avvenire. Forte della promozione appena ricevuta, Pietro si sentì in dovere di rassicurare il maestro: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai” (16,22). Le intenzioni sono senza dubbio sincere ma l’iniziativa del discepolo manifesta quella permanente tentazione di seguire l’istinto della carne e non la volontà di Dio. Pietro non trovò alcuna comprensione, anzi ricevette una durissima reprimenda da parte di Gesù, poche parole ma di quelle che non potrà  mai più dimenticare: “Va’ dietro a me, Satana!” (16,23).

La croce è una pagina fastidiosa del Vangelo, una di quelle che vorremmo volentieri strappare. Ma senza di essa non si comprende più il cristianesimo. Lo stesso comandamento dell’amore rischia di rimanere una pia esortazione, se non addirittura una comoda illusione. È la croce che spiega l’amore, solo la disponibilità a soffrire per l’altro e per gli altri, per l’amico come per il nemico, riveste la vita di amore. La croce di cui parla Gesù non è solo quella che passa per alcuni eventi straordinari ma anche quella che siamo chiamati a vivere ogni giorno, nelle vicende più ordinarie. Non c’è solo la croce eroica ma ci sono anche le piccoli croci, quelle che nessuno vede. Vi sono incomprensioni, umiliazioni, delusioni, calunnie e ingiustizie. Possiamo sperimentare la fatica e l’insuccesso. Tutte cose che fanno male e possono soffocare la speranza. E invece è proprio questo il momento di confessare la fede in quel Dio che risuscita anche i morti. È questo il momento per rinnovare il patto e offrire la nostra vita in olocausto. La vera gioia consiste nel custodire la speranza, anche quando tutte le porte sembrano chiudersi, pregando con il salmista: “Io pongo sempre innanzi a me il Signore, / sta alla mia destra, non posso vacillare” (Sal 16, 8). È quello che oggi vogliamo fare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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