06 settembre 2017

6 Settembre 2017

Su ciascuno

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,38-44)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Il commento

Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui” (4,38). È stata una giornata impegnativa: l’insegnamento nella sinagoga, la lotta contro il diavolo, la guarigione della suocera di Pietro… la giornata non è ancora finita. Dopo il tramonto del sole, terminato il riposo prescritto per il sabato, Gesù viene assalito da una moltitudine di malati che vengono condotti  a lui. La presenza di Gesù, che tutti indicano come un profeta, attira tutti ma soprattutto la gente di umile condizione che, quando si trova nel bisogno, non sa a quali porte bussare. Una folla appare anonima ai nostri occhi. Ma per Gesù si tratta di persone, volti e  storie che egli ben conosce. Ecco perché l’evangelista dice: “Imponendo su ciascuno le mani” (4,40). È solo un dettaglio marginale ma contiene una verità fondamentale: anche quando c’è una marea di gente, Gesù guarda alla singola persona e desidera incontrare ciascuno nella sua irripetibile singolarità. Gesù è immagine di un Dio che chiama per nome e “sa contare fino ad uno”, come diceva acutamente André Frossard.

Ogni uomo è importante agli occhi di Dio, non importa se ricco o povero, dotto o ignorante, sano o malato. Ogni uomo ha un’infinita dignità ed è una risorsa per l’umana società. In ogni uomo, infatti, risplende la gloria di Dio. La Chiesa non esalta l’uomo acriticamente anzi riconosce le sue miserie e la sua costituiva finitudine ma annuncia che è “l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa” (Gaudium et spes, 24). Il rispetto per ogni uomo è l’oggettivo fondamento per realizzare una società dal volto umano. Questa sfida riguarda anche la comunità ecclesiale: non importa essere pochi o tanti, ciò che conta è riconoscere a ciascuno il suo valore, dare a ciascuno il suo posto, prendersi cura dei più deboli, a cominciare dai bambini non ancora nati. Oggi chiediamo la grazia di saper riconoscere lo splendore divino nascosto in ogni creatura, anche in quella che porta nella carne i segni della passione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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