10 settembre 2017

10 Settembre 2017

Nel tempo della crisi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Il commento

Se il tuo fratello commetterà una colpa [amartēsēcontro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo” (18,15). La parola di Gesù è di una particolare tenerezza, indica con chiarezza una strada, insegna un metodo per costruire la comunione fraterna nel tempo della crisi. Il termine fratello, rafforzato dall’aggettivo tuo, fa riferimento alla comunità ecclesiale. La pedagogia insegnata da Gesù può e deve essere applicata anzitutto all’interno di una comunità di fede. Il punto di partenza è la colpa o una mancanza. Non necessariamente grave. È doloroso scoprire la presenza del peccato, è triste constatare che il male s’insinua e mette radici anche nei luoghi santificati dalla grazia. Eppure proprio questa esperienza permette di far emergere che il motivo fondamentale che genera e sostiene la Chiesa è l’amore di Dio e la sua misericordia che risana ogni ferita. Paradossalmente il peccato costringe la comunità a tornare alla sorgente della propria fede e rivela quel mistero della croce che spesso viene posto ai margini del cammino. Scandalizzarsi del peccato è infantile, fuggire dinanzi al male è stupido, affrontare il male con la propria forza è orgoglioso. Il Vangelo ci invita a lottare contro il male con la grazia di Dio, cioè la forza della carità. Solo la misericordia di Dio può vincere la miseria umana. La correzione è un richiamo fraterno, scaturisce dalla carità e tende a ristabilire la verità dell’amore. Non è un giudizio e neppure un rimprovero ma un ammonimento fraterno. Chi giudica scava un fossato e ponendosi dalla parte opposta rispetto al fratello gli rinfaccia le sue colpe, il giudizio è proprio del fariseo che prende le distanze e non vuole avere alcuna relazione con chi ha peccato. La correzione, invece, significa stare dalla parte del fratello: lo chiamiamo in disparte, gli riveliamo la nostra amarezza, lo invitiamo a ripensare taluni atteggiamenti e comportamenti. Questo processo non è automatico, anzi richiede una particolare fatica interiore. Può nascere solo dalla carità, quella che viene da Dio, il Misericordioso.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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