Assemblea dell’Accademia per la Vita

“L’ipotesi di neutralizzare la differenza sessuale dell’uomo e della donna, non è giusta”: così il Papa all’Assemblea dell’Accademia per la Vita

Papa Francesco

(Foto: giulio napolitano / Shutterstock.com)

a cura della Redazione

È un passaggio epocale quello che l’uomo sta vivendo. Un passaggio in cui vengono messe in discussione le differenze tra uomo e donna e la vita è trattata come “risorsa da scartare e da sfruttare”. Una è la possibile soluzione: riportare l’umanità alla Parola di Dio. Questo, in estrema sintesi, il discorso che il Papa ha tenuto ieri ai membri dell’Accademia per la Vita riuniti in assemblea.

È iniziata ieri l’Assemblea generale dell’Accademia per la Vita. Durante la prima giornata di lavori, il Santo Padre ha tenuto un bellissimo discorso ai partecipanti che tocca i punti chiave della riflessione e mette in luce con grande chiarezza gli obiettivi da raggiungere.

Dalle parole del Papa: “Il tema di questa vostra sessione: “Accompagnare la vita. Nuove responsabilità nell’era tecnologica”, è impegnativo e al tempo stesso necessario. Esso affronta l’intreccio di opportunità e criticità che interpella l’umanesimo planetario, in riferimento ai recenti sviluppi tecnologici delle scienze della vita. La potenza delle biotecnologie, che già ora consente manipolazioni della vita fino a ieri impensabili, pone questioni formidabili”.

Egolatria, è questa la parola chiave per spiegare l’andamento delle cose nella nostra epoca. “La creatura umana sembra oggi trovarsi in uno speciale passaggio della propria storia che incrocia, in un contesto inedito, le antiche e sempre nuove domande sul senso della vita umana, sulla sua origine e sul suo destino.

Il tratto emblematico di questo passaggio può essere riconosciuto sinteticamente nel rapido diffondersi di una cultura ossessivamente centrata sulla sovranità dell’uomo — in quanto specie e in quanto individuo — rispetto alla realtà. C’è chi parla persino di egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari. Questa prospettiva non è innocua: essa plasma un soggetto che si guarda continuamente allo specchio, sino a diventare incapace di rivolgere gli occhi verso gli altri e il mondo. La diffusione di questo atteggiamento ha conseguenze gravissime per tutti gli affetti e i legami della vita (cfr Enc. Laudato si’, 48).”

Di fronte al connubio illusorio dell’economia e la tecnologia che tratta la vita umana come merce, “risorsa da scartare e sfruttare”, l’unica possibile soluzione è il pronto ritorno alla Parola di Dio.

“Una teologia della Creazione e della Redenzione che sappia tradursi nelle parole e nei gesti dell’amore per ogni vita e per tutta la vita, appare oggi più che mai necessaria per accompagnare il cammino della Chiesa nel mondo che ora abitiamo. L’Enciclica Laudato si’ è come un manifesto di questa ripresa dello sguardo di Dio e dell’uomo sul mondo, a partire dal grande racconto di rivelazione che ci viene offerto nei primi capitoli del Libro della Genesi. Esso dice che ognuno di noi è una creatura voluta e amata da Dio per sé stessa, non solamente un assemblaggio di cellule ben organizzate e selezionate nel corso dell’evoluzione della vita. L’intera creazione è come inscritta nello speciale amore di Dio per la creatura umana, che si estende a tutte le generazioni delle madri, dei padri e dei loro figli. […] Il racconto biblico della Creazione va riletto sempre di nuovo, per apprezzare tutta l’ampiezza e la profondità del gesto dell’amore di Dio che affida all’alleanza dell’uomo e della donna il creato e la storia.

Questa alleanza è certamente sigillata dall’unione d’amore, personale e feconda, che segna la strada della trasmissione della vita attraverso il matrimonio e la famiglia. Essa, però, va ben oltre questo sigillo. L’alleanza dell’uomo e della donna è chiamata a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società. Questo è un invito alla responsabilità per il mondo, nella cultura e nella politica, nel lavoro e nell’economia; e anche nella Chiesa. Non si tratta semplicemente di pari opportunità o di riconoscimento reciproco. Si tratta soprattutto di intesa degli uomini e delle donne sul senso della vita e sul cammino dei popoli. L’uomo e la donna non sono chiamati soltanto a parlarsi d’amore, ma a parlarsi, con amore, di ciò che devono fare perché la convivenza umana si realizzi nella luce dell’amore di Dio per ogni creatura”.

In questa rivoluzione culturale che tende ad annientare le differenze e ad osannare un’indistinta e informe neutralità, la Chiesa deve fare la sua parte fino in fondo: “In tale prospettiva, si tratta anzitutto di riconoscere onestamente i ritardi e le mancanze. Le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne vanno definitivamente abbandonate. Un nuovo inizio dev’essere scritto nell’ethos dei popoli, e questo può farlo una rinnovata cultura dell’identità e della differenza. L’ipotesi recentemente avanzata di riaprire la strada per la dignità della persona neutralizzando radicalmente la differenza sessuale e, quindi, l’intesa dell’uomo e della donna, non è giusta. Invece di contrastare le interpretazioni negative della differenza sessuale, che mortificano la sua irriducibile valenza per la dignità umana, si vuole cancellare di fatto tale differenza, proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane. Ma l’utopia del “neutro” rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita. La manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale, che la tecnologia biomedica lascia intravvedere come completamente disponibile alla scelta della libertà – mentre non lo è! –, rischia così di smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna e la rende creativa e feconda. […] La testimonianza della fede nella misericordia di Dio, che affina e compie ogni giustizia, è condizione essenziale per la circolazione della vera compassione fra le diverse generazioni. Senza di essa, la cultura della città secolare non ha alcuna possibilità di resistere all’anestesia e all’avvilimento dell’umanesimo.

È in questo nuovo orizzonte che vedo collocata la missione della rinnovata Pontificia Accademia per la Vita. Comprendo che è difficile, ma è anche entusiasmante. Sono certo che non mancano uomini e donne di buona volontà, come anche studiose e studiosi, di diverso orientamento quanto alla religione e con diverse visioni antropologiche ed etiche del mondo, che condividono la necessità di riportare una più autentica sapienza della vita all’attenzione dei popoli, in vista del bene comune. Un dialogo aperto e fecondo può e deve essere instaurato con i molti che hanno a cuore la ricerca di ragioni valide per la vita dell’uomo”.

Leggi qui il testo integrale del discorso di papa Francesco.




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