8 novembre 2017

8 Novembre 2017

Vuole essere il primo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Il commento

Egli si voltò e disse loro” (14,25). Nelle parole che introducono l’insegnamento troviamo un’immagine teologicamente molto significativa: Gesù cammina avanti, in prima fila, gli altri vanno dietro di Lui. Essere discepoli significa riconoscere che c’è un maestro che traccia la strada, vuol dire fidarsi della sua parola e camminare sulle sue tracce. La parola che oggi la liturgia ci consegna non è solo impegnativa ma è la premessa, la conditio sine qua non: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami [miseî] suo padre, la madre … non può essere mio discepolo” (14,26). Nel testo originale troviamo il verbo miséō che significa disprezzare, odiare. Luca riporta una parola della tradizione senza adattarla alla lingua greca. Il linguaggio semitico non è molto attento alle sfumature ma proprio per questo proclama senza veli la verità essenziale della fede: Gesù vuole essere il primo! Non si tratta di dare una preferenza ma di scegliere Lui come l’oggettivo fondamento della vita. Nessun’altra persona può avere lo stesso valore, anche le relazioni affettive più importanti e decisive vengono dopo. Il rapporto con Gesù viene prima di tutto e non può neanche lontanamente essere paragonato a tutti gli altri, sarebbe già una bestemmia pensare di dover scegliere l’uno e l’altro, mettendo sullo stesso piano l’amore per Gesù con l’amore per una creatura umana.

Una parola che forse facciamo fatica a comprendere. È bene allora spiegare che il legame con Gesù non ci rende schiavi, al contrario purifica e libera l’uomo da quell’istintivo egoismo che appartiene alla fragilità della sua natura. Gesù chiede di essere il primo perché senza di Lui non siamo capaci di amare e di dare agli altri tutto l’amore di cui hanno bisogno. Chi sceglie Lui non si limita ad amare “con tutto il cuore”, cioè con tutto se stesso, ma imparerà ad amare con il cuore di Dio. Ed è un amore infinitamente più grande di quello che noi possiamo desiderare. Provare per credere. È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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