20 novembre 2017

20 Novembre 2017

Signore, insegnami a gridare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,35-43)
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

Il commento

Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse” (18,36). Il Vangelo racconta la storia di un Dio che viene in mezzo a noi e ci incontra nella nostra fragile umanità. Ma racconta anche i passi che l’uomo compie per accogliere e incontrare Gesù. La grazia non opera automaticamente. Nella vicenda del cieco di Gerico, ci sono almeno tre azioni che vanno sottolineate. La prima è quello diascoltare: “sentendo passare la gente”. In greco troviamo il verbo akoúo che significa propriamente ascoltare. È un uomo raggiunto dalla Parola. Non si accontenta di quello che ha udito, chiede alla gente, vuole capire. L’ascolto determina un movimento interiore. Quante persone sono disposte a spendere il proprio tempo per conoscere la verità, quanti si accontentano di sapere che passa Gesù, ma non hanno tempo di andare oltre. La folla gli dice: “Passa Gesù, il Nazareno!” (18,37). Un’informazione corretta che risponde esattamente alle loro conoscenze. A questo punto nel cieco scatta qualcosa, come se quella informazione gli aprisse il cuore e … i polmoni. Comincia a gridare: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!” (18,38). La gente parla di Gesù, il Nazareno; e lui invece lo invoca come il “figlio di Davide!”. “Gesù, il Nazareno” corrisponde alla sua carta d’identità. “Figlio di Davide” significa che egli riconosce in Lui il Messia che i profeti hanno promesso. Il cieco non si attiene all’informazione ricevuta, va ben oltre. La sua è già una fede. Ed è così convinto che non si ferma dinanzi al rimprovero della gente che gli chiede di tacere. Anzi, grida ancora più forte. Non si tratta solo di alzare il tono della voce. In greco abbiamo due verbi: il primo [ebóēsen] indica una parola proclamata ad alta voce; il secondo [ékrazen] invece esprime il grido di chi soffre, come quello di Gesù sulla croce (Mc 15,34). Il cieco prima chiede con forza (18,38) e poi, dinanzi all’indifferenza della folla, grida tutto il suo dolore (18,39). Ed è questo grido che giunge al cuore di Gesù. Oggi preghiamo perché quelli che sono immersi nel dolore imparino a … gridare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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