26 novembre 2017

26 Novembre 2017

Un sussulto di dignità

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Il commento

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (25,35). Questa maestosa scena evangelica annuncia che nel giorno ultimo della storia Gesù apparirà nella gloria, come un re che siede sul trono a giudicare le genti (25,31). Ma ricorda anche che nelle scelte quotidiane, anche quelle nascoste nelle pieghe della vita, si decide il nostro destino eterno. Il Vangelo non chiede di fare cose grandi ma di rispondere ai bisogni fondamentali della persona, quelli che possiamo chiamare i diritti fondamentali della persona: avere il cibo e l’acqua, un vestito e un’abitazione. Chiede anche di assistere con particolare amore chi soffre a causa della malattia o del carcere. Quando l’umanità è ferita oppure oltraggiata abbiamo ancora più bisogno di sentire la condivisione degli altri. L’invito ad accogliere i più piccoli (in greco troviamo il superlativo eláchistos che possiamo tradurre con minimi) ci fa pensare ai bambini non ancora nati che, nella cultura attuale, non hanno la qualifica di persone, non sono considerati come soggetti degni di tutela. Chi è più piccolo del bambino non ancora nato? È così piccolo e indifeso da poter essere offuscato e reso invisibile in una cultura che presenta l’aborto come un diritto e, in alcuni casi, come un dovere.

Questo Vangelo, ha scritto Giovanni Paolo II, “non è un semplice invito alla carità” ma “una pagina di cristologia, che proietta un fascio di luce sul mistero di Cristo”. Ed aggiunge: “Su questa pagina, non meno che sul versante dell’ortodossia, la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo” (Novo millennio ineunte, 50). A distanza di venti secoli dobbiamo ammettere che non siamo stati capaci di risolvere questi problemi fondamentali. Nonostante la buona volontà e le tecnologie di cui disponiamo, non tutti hanno i beni fondamentali e ricevono l’assistenza di cui hanno bisogno. Non manca la carità. È la fede che manca, quella fede che ci fa riconoscere Gesù in ogni fratello e dona il coraggio di intervenire. Anche se siamo così inadempienti, Signore, donaci un sussulto di dignità e metti nel cuore la certezza che solo la carità può vestire di gioia la nostra vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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