28 novembre 2017

28 Novembre 2017

Il punto omega

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,5-11)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Il commento

Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate” (21,9). Gesù invita i discepoli a volgere lo sguardo verso il futuro ultimo della storia e ricorda che tutto quello che oggi vediamo sarà distrutto. Nessuno può resistere all’incedere del tempo. Un invito sorprendente per un’epoca come la nostra che mostra un interesse scrupoloso per il passato ma appare poco interessata a conoscere come andrà a finire il film della storia. È strano: vogliamo conoscere l’origine ma non la destinazione. Una forma di pericoloso strabismo, in effetti noi abbiamo bisogno di sapere verso dove cammina la vicenda umana. Qual è il punto omega della storia? C’è un futuro oppure ci basta sapere che tutto sarà distrutto? Gesù non svela subito le carte ma disegna un quadro piuttosto inquietante. Non solo parla di eventi calamitosi – terremoti, carestie e pestilenze (21,9-11) – ma annuncia anche dure persecuzioni (21,12-19). Ma tutto questo, dice ai discepoli, non deve affatto turbare (21,9). Il perché lo spiegherà poco dopo (21,27). Gesù non conosce la retorica dei politici che cercano sempre di rassicurare la gente. Il futuro prossimo che egli annuncia presenta non pochi lati oscuri ma il giorno ultimo sarà tutto avvolto dalla luce di Dio. È questa la speranza che illumina i nostri giorni, è questa la fede che proclamiamo nel cuore della celebrazione eucaristica: “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Questa vicenda tumultuosa e non priva di contraddizioni ha per noi il volto di Gesù: il Risorto che cammina con noi lungo la via e si svela nello spezzar del Pane; il Signore della storia che un giorno tornerà glorioso per dare a tutti la veste della gioia senza fine. “Quando dunque accadranno queste cose…?” (21,7), chiedono i discepoli. Gesù non lo dice ma invita a vivere come una finestra aperta sul futuro. I nostri occhi registrano tutte le contraddizioni dell’oggi ma la fede ci fa già respirare quella pienezza di vita che un giorno rivestirà ogni cosa. È questa la fede che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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