Perché sempre più giovani cercano lo “sballo”?

festa, giovani

Oltrepassare il limite. Perdere il contatto con la realtà. Eccedere fino a mettere a rischio la propria vita e quella degli altri. Perché “lo sballo” sta diventando sempre più di moda tra i nostri giovani? Cosa vogliono dirci? Cosa dobbiamo invece domandarci noi genitori?

Una birra, giusto per accompagnare la pizza, che sarà mai? Perché non assaggiare lo spritz? Un sorso appena non può mica fare tanto male. Va bene, fumo, ma solo una sigaretta stasera, e poi basta. Quante volte abbiamo sentito frasi come questa? Cattive abitudine che diventano pericolose.

In media i ragazzi iniziano a fumare poco prima di diventare maggiorenni. Tra i quindicenni intervistati il 25% dei ragazzi e il 22% delle ragazze, dichiara di aver acceso la prima sigaretta a 13 anni o anche prima. Ed è in aumento il numero dei quindicenni che dichiarano di essersi ubriacati almeno due volte nella vita. È quanto emerge da una ricerca sulle problematiche dei giovani italiani presentata dalla Fimp, (Federazione italiana medici pediatri) nel 2014.

Le cose negli anni non sono cambiate.

Gli ultimi dati sull’abitudine al fumo di Eurobarometro, diffusi a maggio scorso, rivelano che sono proprio i più giovani, anche per effetto di imitazione e conformismo sociale, il facile bersaglio di abitudini negative come quelle del tabacco e dell’alcol, nonostante i divieti di consumo prima della maggiore età. I dati diffusi dall’Istat nel 2015 dicono che almeno il 10,1% dei maschi e l’8% delle femmine tra gli 11 e i 15 anni (quindi anche ragazzini delle scuole medie) nell’ultimo anno ha consumato alcol. Percentuali che impennano se consideriamo la fascia tra i 16 e i 17 anni, con il 46,9% dei maschi e il 39,5% delle femmine. E non va meglio col fumo: su 11 milioni di fumatori in Italia, il 13,2% ha iniziato a fumare prima dei 15 anni. La prima sigaretta a 12 anni, il primo drink a 13, il primo rapporto sessuale a 14 è il quadro che emerge, invece, dall’ultimo Forum internazionale dell’infanzia dell’adolescenza e della famiglia.

E se dai dati statistici, passiamo alla cronaca, troviamo notizie di ragazzini che organizzano aggressioni. Minorenni che caricano online festini hard, che si organizzano in branco per violentare coetanee. Un quadro inquietante che fa crescere giustamente le preoccupazioni dei genitori. Da un lato occorre creare le premesse educative perché un figlio non si macchi mai di crimini così atroci e dall’altro bisogna creare le condizioni perché un figlio non diventi vittima di questi fatti.

Cari genitori non commettiamo l’errore di pensare che i nostri ragazzi sono sbagliati, hanno superato il limite e che sono ormai allo sbando. La parola “ormai” non appartiene al vocabolario di un buon cristiano. I ragazzi richiamano una nostra responsabilità e noi abbiamo il dovere di domandarci perché i nostri figli mettono in gioco la loro salute e il loro destino. Non hanno niente da perdere? Forse noi come genitori non gli abbiamo trasmesso il senso di una vita da custodire? Di una casa a cui tornare?

Ovviamente niente ci dà la garanzia che i nostri figli non correranno mai alcun pericolo. Le trappole sono dietro l’angolo, ma noi, come genitori, prima agenzia educativa al mondo, dobbiamo fare la nostra parte e dobbiamo farla fino in fondo.

Non si tratta tanto di essere dei genitori proibizionisti, che impediscono di fare questo o quello, che dicono no e incutono terrore per le conseguenze. I nostri figli sono come bruchi desiderosi di diventare farfalla. E allora qual è il compito degli adulti? Cosa si aspettano i figli da noi?

Si aspettano che noi genitori gli concediamo di osare ma dentro una cornice di umanità. Si aspettano di ricevere criteri di giudizio, argomenti che li aiutino a fare le migliori scelte per se stessi e per gli altri. Scelte salutari che rafforzano la loro umanità piuttosto che imbruttirla.

Molti genitori sperimentano la difficoltà di far comprendere ai ragazzi le preoccupazioni educative. In fondo crescere significa accettare il gioco della vita, e ogni gioco comporta delle regole, che non sono la limitazione della libertà, quanto piuttosto la garanzia per vivere dignitosamente. E perché, allora, sistematicamente i ragazzi tendono a dimenticare o a sottovalutare le regole dei genitori?

Come sempre l’educazione all’amore si basa sulla trasmissione di uno stile di vita che parte dall’amore coniugale e inevitabilmente si riverbera sui figli. In tutto questo le regole e il dialogo non sono certo inutili, ma vengono a completare un quadro che ha una cornice ben precisa: la stabilità e l’alleanza genitoriale.

Non perdete occasione per commentare i fatti di cronaca con i figli. Interrogateli. Non vi scandalizzate se le loro ragioni dovessero contraddire le vostre, meglio che le dicano a voi che a qualcun altro. Ascoltateli. Date delle regole che non siano un’imposizione dall’alto, ma una corretta negoziazione che tenga conto anche delle loro ragioni. Siate coerenti, il vostro dire sia compensato dal fare. Non è facile né spontaneo, quello del genitore è un mestiere che si impara alla bottega dell’esperienza.




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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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