Le regole servono nell’educazione dei figli?

educazione, genitori

L’escalation di violenza di cui siamo spettatori ogni giorno è inarrestabile. Sballo e trasgressione sembrano essere le uniche regole. I pericoli sono tanti e sono sempre in agguato. E noi come genitori cosa possiamo fare per difendere i nostri figli dai rischi della trasgressione?

Una notte brava è una cosa all’ordine del giorno oggi come oggi. Fuori è buio, si beve uno, due drink, le difese cominciano a calare. Tutto è sfocato, non ci sono regole, non c’è controllo, nessuno che mi dice cosa fare. Esisto solo io. Se poi incontri la persona sbagliata al momento sbagliato, quello che succede è cronaca di tutti i giorni. Violenze, stupri, sparizioni improvvise. Ma noi genitori di fronte a tutto questo siamo davvero spettatori passivi? Oppure la forza educativa della famiglia è l’unica in grado di fronteggiare questo male oscuro che sembra pervadere sempre di più la movida?

Regole, equilibrio, dialogo sono ingredienti educativi fondamentali, ma sopra ogni cosa c’è l’esempio che diamo come genitori. Offrire testimonianze credibili è il primo e decisivo passo. Non posso dire a mio figlio di non vedere film hard se io per primo lo faccio. Non posso dirgli che il fumo fa male, se io consumo due pacchetti di sigarette al giorno. Non posso dirgli di rispettare la fila al supermercato, se io sono pronto a non farlo. Offrire un buon esempio, anche in quelle piccole cose apparentemente insignificanti, è già un ottimo punto di partenza. Ma l’educazione è anche il frutto di una equilibrata miscela tra dialogo valoriale e la giusta dose di regole.

Cominciamo dalle regole. Un utile criterio da seguire è: non esasperare i figli affinché non si scoraggino. Le regole non servono per controllarli o per punirli ma per aiutarli a delimitare e a riconoscere ciò che è buono da ciò che non lo è. La trasgressione infatti è una ribellione a ciò che si subisce. Il desiderio di annullare le regole, di essere padrone della propria vita fino a perderla, parte da qui, da un’esistenza che spesso sembra asfissiare. Non sarà utile dunque ascoltare le loro telefonate di nascosto, scegliere i loro amici, criticarli di continuo o scandagliare i loro cellulari quando sono di spalle. Tutto questo limiterà la loro libertà e aumenterà il desiderio di evasione. Sarà necessario invece stabilire poche, chiare ed essenziali regole, comprensibili e, soprattutto, condivise con i figli. Dobbiamo assicurarci che abbiano compreso il motivo che ci spinge a dare loro quel limite, la ragione della regola, altrimenti non avrà alcun senso.

Tutto questo lavoro di definizione delle regole e soprattutto la misura della serenità con cui sono accolte e vissute dai figli ci mostra come il dialogo è uno strumento utile al nostro scopo.

Mi scrive la mamma di Luca: “I genitori devono rendersi conto che esiste una gradualità nei permessi concessi. Non è possibile che a 13 anni si fanno le stesse cose che si fanno a 16 o a 20 anni. I figli dei miei cugini di Milano a 13 anni hanno già avuto il permesso di andare in discoteca. Mio figlio non ancora, a marzo compirà 18 anni. Fino a 15 anni poteva uscire solo il sabato sera e fino alle 22 di inverno e alle 22.30 di estate. Non si tratta di placare l’ansia dei genitori. Si tratta piuttosto di far comprendere ai figli che c’è una gradualità nella crescita che deve essere rispettata”.

Se l’obiettivo della regola data non è tanto fare in modo che il figlio ci obbedisca quanto piuttosto aiutarlo a sviluppare una coscienza sana, un senso interiore di cosa è giusto e cosa è sbagliato, il figlio lo capirà e così inizierà un confronto pacifico sulla definizione delle regole utili alla sua crescita. Usando il criterio della flessibilità poi il genitore saprà modulare e ridefinire adeguatamente la regola in base al carattere, alle richieste e alle varie fasi di crescita.

Se accettiamo come genitori la fatica del dialogo, se ci sforziamo di far comprendere le ragioni per cui arriviamo a dare quella regola, e sapremo condire tutto con una saggia flessibilità nostro figlio imparerà a fidarsi della nostra esperienza di adulti e, con il tempo, comincerà ad imitarla.

Per sintetizzare:

  • Come genitori siamo chiamati innanzitutto a dare l’esempio.
  • Le regole sono necessarie ma imporle non è la stessa cosa che formularle insieme e negoziarle.
  • In ultimo la condizione necessaria è il dialogo con i figli. Un dialogo modulato, aperto e accogliente.

Tutto questo, cari genitori, richiede un lavoro attento anche su noi stessi. Come sempre l’educazione dei figli passa attraverso una rieducazione dei nostri cuori. Non abbiate paura di sbagliare, ricordate sempre che genitori si diventa.




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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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