Casa famiglia

“In fondo non siamo altro che cercatori di senso e mendicanti del cielo”

di Elisabetta Cafaro

Entrare in una casa famiglia per toccare con mano la carità che si fa carne. Quale esperienza migliore per prepararsi al Natale? Oggi l’avventura di un gruppo di 12 insegnanti.

Cosa desiderare nel periodo natalizio se non una storia d’amore da raccontare? La posta celeste arriva puntuale nella vita di ognuno, basta mettersi in ascolto, aprire il cuore e lasciare che Dio scriva pagine di speranza. La speranza vera, quella che lascia una traccia indelebile nell’anima e accende di luce nuova ogni persona.

Sì, vogliamo proprio una storia d’amore da raccontare. E cos’altro è l’amore se non una segreta pazzia, una opprimente amarezza e una benefica dolcezza?

Nelle pagine di Pistoia, dove mi trovo in questo momento non manca proprio nulla, neanche il calore di belle amicizie e di nuovi rapporti dove si possono instaurare relazioni veramente speciali, fatte di anima. Una ventata di novità ecco cosa sono i miei ragazzi, quelli che ho l’onore di conoscere ogni giorno in questa città. In fondo non siamo altro che cercatori di senso e mendicanti del cielo come scriveva sant’Agostino.

Deve nascere Gesù e nell’attesa per appagare la nostra sete di infinito, ci alimentiamo di esperienze profonde. A volte basta così poco! Ci siamo ritrovati in 12, insegnanti di varie discipline. Tutti desiderosi di vivere quel qualcosa in più che nel caos della vita quotidiana spesso non si riesce ad assaporare. La fretta e la superficialità sono le malattie croniche del nostro secolo. Come dare una svolta, un senso nuovo a questo Natale che è alle porte? Come rispondere ai desideri dell’anima che ama le cose belle e profonde? Queste e altre domande ci hanno fatto ritrovare insieme, ognuno con la propria storia, le proprie inquietudini, ma tutti desiderosi di vivere una bella esperienza, da portare in classe e da usare per condire il traffico di informazioni e di concetti di cui le scuole sono crocevia. Così con l’entusiasmo dei nostro studenti, lo stesso che permette alle speranze di elevarsi fino alle stelle, abbiamo accolto l’invito di una giovanissima suora di Gerusalemme di nome Daniela e da un altrettanto giovanissimo frate di nome Francesco.

Ed eccoci tutti insieme in una casa-famiglia, precisamente la comunità “Il Casolare” presso Sanfatucchio a Castiglione del Lago, Perugia. Siamo accolti da un gruppo di volontari con i quali condividiamo le stanze. Inizia così la vita fraterna fatta di condivisione e di sorrisi. La cena con la buonissima pizza fatta in casa, poi le presentazioni e le testimonianze toccanti a volte difficili da tirare fuori. Storie vere di chi sperimentando l’amore di Dio ce l’ha fatta. E la fede si incarna. Ha un nome e un volto, quello di Edison, un bambino idrocefalo. I medici gli avevano dato poche speranze di vita dopo la nascita, ma grazie all’amore e alle cure di una coppia di sposi Giovanni e Chiara, ha raggiunto l’età di 10 anni, ha ricevuto il sacramento del Battesimo e della Comunione ed è considerato come ci spiega Eleonora, una giovanissima responsabile della casa, il loro gioiello. Edison con il suo niente è promotore di speranza. Sostegno per quanti arrivano e si sentono soli e svuotati di tutto. Edison è il raggio di sole che i cuori sprofondati nel buio ricevono al “Casolare”. E mentre ascoltiamo Eleonora che con i suoi grandi occhi azzurri ci apre nuovi spazi e nuovi sentieri da percorrere, ci accorgiamo un po’ stupiti che le nostre anime e i nostri corpi sono tante piccole finestre socchiuse dove fluttuano emozioni diverse ma convergenti.

Giovanni e Chiara hanno quattro figli e gestiscono la casa dal 2003, ci fanno visitare la tenuta che è una vera e propria azienda agricola dove tutti lavorano con diligenza. La loro ricchezza è la produzione di olio extra vergine di oliva, latte, formaggio, carne bovina e suina, polli e conigli nonché una fiorente falegnameria.

“La porta della casa è aperta a tutti quelli che hanno bisogno di ritrovarsi, gettando via il male e facendo emergere il bene”. Ci spiega don Remo Serafini, parroco dal 1968 della vicina frazione di Sanfatucchio di Castiglione del Lago (Perugia). È lui il promotore della casa d’accoglienza, realizzata nel 2004 dalla Caritas diocesana di Perugia- Città della Pieve sui terreni un tempo appartenuti alla Buitoni.

“Negli anni – racconta don Remo – abbiamo accolto giovani con problemi di droga, di alcool o con esperienze familiari dolorose; religiosi in crisi, detenuti agli arresti domiciliari e persone affette dal male del vivere, di ogni Paese o religione. In questo momento, tra responsabili e ospiti, ci sono circa 40 persone. Viviamo una vita comunitaria nella semplicità e nella provvidenza – aggiunge – la maggior parte del tempo la dedichiamo alla preghiera e al lavoro, secondo i principi della gratuità e del dono, propri dell’economia cristiana. Nessuno dei ragazzi o dei responsabili viene retribuito. Nessuno paga quote per vivere nella comunità”. La casa si mantiene con donazioni.

D’estate poi diventa campo estivo per giovani e famiglie: “Con l’aiuto di religiosi esperti, vengono qui a riflettere sui temi dell’educazione dei figli” aggiunge don Remo. “Don Remo – spiega poi Chiara – per noi è un padre. Si dedica a tutti, si apre al confronto. Non è un caso che ben 5 ragazzi abbiano scoperto qui la loro vocazione religiosa e che altri, di confessioni diverse, si siano convertiti al cattolicesimo”. La maggior parte dei giovani spesso restano per offrire a chi arriva in cerca di aiuto la propria esperienza. Da naufraghi, salvati dalla medicina dell’amore, diventano soccorritori.

Il nostro ritiro spirituale volge al termine. Abbiamo condiviso un pezzo di strada insieme ma, soprattutto, ci siamo arricchiti di un’esperienza nuova da donare ai ragazzi che ci aspettano tra i banchi, perché in definitiva anche questo è compito di un insegnante: donare il cuore. E ora cosa resta? La storia d’amore da raccontare per Natale e non vedo l’ora di portarla in classe.




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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6 risposte su ““In fondo non siamo altro che cercatori di senso e mendicanti del cielo””

Questa mattina abbiamo letto in classe,durante la lezione di religione,questa bellissima esperienza.E’ stata una lezione molto istruttiva e alternativa. Ci piacerebbe visitare questa tenuta come nuova esperienza di vita al fine di arricchire il nostro bagaglio culturale e spirituale. Il Natale ha più valore quando ci prepariamo con il cuore all’attesa di cristo che deve nascere nel mondo, ma soprattutto dentro il nostro cuore. Auguriamo a tutti di accendere la luce vera, l’unica che dona: l’amore,la pace,la serenità.

Il Natale è vicino e tutti noi possiamo provare a migliorarci proprio prendendo spunto da questo periodo. Esperienze come questa non possono che accrescere la bellezza e la profondità dell’animo di chi vi partecipa, così da imparare qualcosa di nuovo e trasmetterlo ai propri studenti. Perché in fondo ogni insegnante è in grado di migliorare se stesso e i propri studenti soltanto comprendendo quanto sia importante avere sempre la mente aperta e pronta ad imparare ogni giorno.

Viviamo in un’epoca in cui queste cose vengono sottovalutate. Magari da noi ragazzi stessi e dai genitori pure.
Dobbiamo aprire gli occhi e capire quello che é giusto è quello che è sbagliato.
Sarà stata una bella esperienza sentire le storie degli altri,le loro emozioni. Vedere come si sono accorti degli errori e hanno /stanno cercando di risolvere tutto.
I ragazzi di questa casa si sono riuniti per mandare avanti qualcosa e usufruire delle loro competenze.
Per la coppia di sposi faccio i miei complimenti,aiutare una piccola creatura col cuore,cosa che ci deve essere di insegnamento. Aiutare il prossimo.
Auguro il meglio a loro!

Durante l’ora di religione la professoressa ci ha raccontato l’esperienza che ha vissuto in questa casa-famiglia a Perugia. Mi ha colpito molto perché non c’è cosa più bella di vedere ragazzi/e in difficoltà, aiutate da persone fantastiche che offrono la loro disponibilità a scopo di far rinascere e far vedere a dei giovani ragazzi che c’è modo di essere felici pur avendo alle spalle un brutto passato. Edison é un bambino fortissimo e auguro a lui ed é tutti gli altri ragazzi del casolare buon proseguimento dei lavori agricoli e che questo natale possa portare serenità e amore nei loro cuori.
Un abbraccio.

Dopo che la professoressa di religione ci ha raccontato la sua esperienza presso la casa-famiglia il Casolare, ognuno di noi ha espresso il proprio giudizio.
Tuti abbiamo concordato che non c’è cosa più bella che aiutare le persone in difficoltà.
A qualcuno di noi piacerebbe andare a visitare questo luogo per poter condividere dal vivo questa esperienza.
E in particolar modo conoscere Edison la cui storia ha toccato l’anima e il cuore di ognuno di noi.
A Natale non potevamo leggere una storia di speranza più bella e toccante. In un mondo dove prevale la notizia cattiva leggere una notizia di amore e di gioia ha reso tutti noi un po’ più coscienti di quello che abbiamo e di quello che possiamo anche dare.

Ho letto appassionatamente questa vostra esperienza fatta in questa casa famiglia. Mi rende felice il fatto che ci sono altri ragazzi che si offrono per testimoniare le loro avventure o chi magari ha avuto un precedente disastroso che si apre,su confronta con il padre spirituale. Di questa lettera mi è piaciuta in particolar modo la frase dove c’è appunto questa messa in evidenza del buttare il male e far emergere il bene. Ecco,in questo Natale abbandoniamo il male,dimentichiamo il male,tralasciamo il fatto di “far male” qualcuno.Piuttosto arricchiamoci del bene,aiutiamo le persone, agiamo in modo tale di vedere “l’altro” sorridere,portiamo gioia,annunciamola,che in fondo non c’è cosa più bella. Unaltra cosa che è rara da trovare è la donazione. Di solito vedo che nelle chiese c’è sempre il giro economico,tutto gira intorno ai soldi,ecco il frutto è bello se è donato,cioè quando l’altro aiuta. Spero di fare anche io presto quest’esperienza in questa casa famiglia con la mia associazione. Vi abbraccio calorosamente

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