17 dicembre 2017

17 Dicembre 2017

Io non sono

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,6-8.19-28)
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Il commento

Io non sono il Cristo” (1,20). Gli ispettori inviati dalle autorità di Gerusalemme incalzano Giovanni con le loro domande. La sua attività profetica e il favore popolare che riscuote fanno pensare alla manifestazione messianica. Giovanni occupa un ruolo non marginale nella storia salvifica, in questo momento si trova al centro della scena. Ed è normale che tutti guardano a lui. Eppure ha scelto di vivere in disparte e non si sofferma compiaciuto sotto i riflettori. Per questo risponde con esemplare chiarezza ai Giudei, distoglie lo sguardo dalla sua persona e invita a guardare oltre, anzi a guardare dentro perché il Messia è già venuto, appartiene già alla vicenda umana, è già presente in mezzo al popolo d’Israele: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” (1,26). Giovanni non dice altro, non ha altro da dire perché non ha ancora incontrato Gesù. Il Battista è un uomo povero che chiede, attende e accoglie la luce. Nella misura in cui la riceve dall’alto, la comunica al popolo. Quando verrà il momento potrà dire: “Ecco l’Agnello di Dio!” (1,29). In questo momento non sa ancora nulla. Ma per una grazia speciale, egli annuncia che sono giunti i tempi definitivi. Per questo invita tutti a preparare il cuore.

Se il Signore dona la luce, non dobbiamo spegnerla. Se ci pone sul candelabro, non dobbiamo nasconderci. Se ci veste con l’abito regale, non dobbiamo rifiutare l’autorità. Ma tutto questo deve essere sempre e solo riferito a Lui perché uno solo è il Signore, dobbiamo avere e coltivare l’intima certezza che siamo soltanto un’eco della sua Parola. È un peccato grave attirare l’attenzione su se stessi e distoglierla da Dio; è grave sostare sotto i riflettori, cercando quella gloria umana che appartiene a Dio solo. È una tentazione che affligge tanti uomini, ahimè, talvolta anche i pastori della Chiesa. In questo caso è cosa più grave perché il compito essenziale dei presbiteri è quello di annunciare e comunicare la presenza amorevole di Dio. Annunciare e poi … scomparire in modo che Dio solo possa risplendere in tutta la sua bellezza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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