20 dicembre 2017

20 Dicembre 2017

Un puntino infinitamente piccolo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Il commento

Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo” (1,31-32). Con mano sapiente Luca traccia la geografia di Dio: dal Tempio di Gerusalemme alla piccola e nascosta casa di Nazaret. L’angelo annuncia a Maria che il “Dio grande e terribile” (Dt 7,21) entra nella storia come un piccolo bambino. Il Mistero si compie in modo assolutamente imprevedibile e totalmente incomprensibile per l’umana ragione: Dio assume la condizione umana. Colui che ha creato ogni cosa diventa un puntino infinitamente piccolo della mappa della storia umana. Diventa uno di noi senza per questo perdere la sua identità divina. “Giace povero e umile / colui che regge il mondo / nella stalla di Betlem”. Così cantiamo nella liturgia natalizia. L’onnipotenza di Dio non viene negata ma rimane nascosta, avvolta nella veste della piccolezza. È l’umiltà di Dio, infinita quanto il suo Amore. Dio si fa piccolo per amore dell’uomo. D’altra parte umiltà e amore camminano insieme in quanto l’umiltà è il primo e il più saporoso frutto dall’amore. Siamo spiazzati ma anche rassicurati. In fondo, un Dio che risponde ai canoni della razionalità rischia di essere solo una fragile proiezione dell’uomo, un’immagine delle nostre paure e dei nostri desideri. Al contrario, un Dio che sfugge ai nostri criteri e confonde i nostri ragionamenti costringe l’uomo a uscire da se stesso, a non chiudersi nella gabbia della sola ragione, ad aprirsi alla luce che viene dall’alto.

La commozione per il Dio fatto uomo s’intreccia con lo stupore per un uomo chiamato ad essere come Dio. Colui che si fa uomo attua una radicale e permanente trasformazione della condizione umana. Trasforma non cambia, cioè dona una nuova forma, la riveste di luce divina. O meglio, permette alla luce già presente di risplendere in tutta la sua pienezza. Contemplando il Natale del Signore comprendiamo che il primo passo del rinnovamento interiore consiste proprio nell’accettare la piccolezza come stile di vita. Ed è la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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