Mai complici del male
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esatezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».
Il commento
“Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme…” (2,16). La gioia del Natale si tinge con il sangue dei martiri, la festa della nascita lascia il posto al dramma della croce. L’opera di Dio si scontra con il mistero dell’iniquità: il maligno cerca di bloccare sul nascere la storia di salvezza che Dio viene a realizzare e trova sempre persone pronti a collaborare con lui. La celebrazione odierna non vuole spegnere l’entusiasmo che nasce dalla certezza che Dio abita la nostra terra, ma ci invita a non essere così ingenui da dimenticare la presenza del male. La pagina evangelica non si limita a narrare un fatto ma ricorda che in ogni tempo c’è un’ostinata guerra contro Gesù e coloro che scelgono di seguirlo. Di cosa ha paura Erode? Che cosa può temere da un piccolo bambino? Nella liturgia natalizia cantiamo: “Perché temi Erode / il Signore che viene? / Non toglie i regni umani / chi dà il regno dei cieli”. Erode ha paura di perdere il suo regno, combatte Cristo perché lo giudica un pericoloso concorrente. Ma anche noi spesso rifiutiamo Gesù o lo teniamo a debita distanza perché abbiamo paura di non poter più disporre liberamente della nostra vita. Rifiutando Cristo, Erode condanna se stesso. L’evangelista ricorda con insistenza la morte di Erode (2, 14.19.20.22): muore colui che voleva uccidere la Vita, non può sfuggire alla morte colui che fa uccidere senza motivo tanti bambini. È una verità triste che oggi dovremmo dire a tutti coloro che uccidono i bambini nel grembo materno e a tutti coloro che sporcano la loro innocenza. È Gesù la vita e la fonte della vita: senza di lui l’uomo si affanna per dare un senso alla vita ma non vi riesce. Senza Gesù non siamo più capaci di mettere insieme i frammenti della vita. “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre”, scrive l’apostolo Giovanni (1Gv 1,5). Oggi chiediamo la grazia di non essere mai complici del male, anche nelle più piccole cose. Impegniamoci a tenere accesa la luce della vita, in ogni situazione.
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