Lavoro e famiglia Un lavoro a nero è preferibile a nessun lavoro? Autore articolo Di Punto Famiglia Data dell'articolo 9 Gennaio 2018 Nessun commento su Un lavoro a nero è preferibile a nessun lavoro? di Michela Giordano “Il lavoro resta la prima e la più grave, questione sociale. È necessario che ve ne sia in ogni famiglia”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato agli italiani in occasione del tradizionale discorso di fine anno. Ma dove il lavoro non c’è, quello a nero rappresenta spesso l’unica drammatica soluzione per molte famiglie. Il 2018 è cominciato, per me, all’insegna di un interrogativo sul quale abbiamo discusso, in famiglia, in attesa della mezzanotte, lo scorso 31 dicembre: considerato il particolare momento di crisi dell’economia mondiale, un lavoro pagato a nero non è, forse, preferibile a nessun lavoro? Lo spunto ci è arrivato dal tradizionale messaggio a reti unificate del Presidente della Repubblica. “Il lavoro – ha indicato Sergio Mattarella – resta la prima, e la più grave, questione sociale. Anzitutto per i giovani, ma non soltanto per loro. È necessario che ve ne sia in ogni famiglia”. Tra i commensali l’argomento ha suscitato riflessioni della più svariata natura, con battute esilaranti anche in virtù dell’alcool eccezionalmente consumato con generosità. In sintesi, due le scuole di pensiero contrapposte. Da una parte i disincantati, che sostenevano: “Quando c’è da pagare una bolletta o portare il figlio dal dentista, non c’è troppo spazio per le questioni di principio”. “Da un lavoro c’è da aspettarsi che sia puntualmente pagato, anche rinunciando a qualsiasi forma di tutela”. Dall’altra parte i puristi: “Non è questione di mero principio, ma di assoluta sostanza”, considerato che “quei pagamenti in nero non solo privano il lavoratore di prerogative (accumulo pensione, accesso a crediti bancari, agevolazioni in caso di maternità o malattie), ma consentono anche a chi il lavoro lo fornisce di accumulare una ricchezza indebita, perché frutto di un sistema drogato”. D’altronde, lo stesso Mattarella lo aveva appena sottolineato, quando ha detto che “va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza per tutti coloro che lavorano”. Ho cercato, nei giorni successivi, la posizione della Chiesa, sull’argomento. Tante volte il Pontefice si è espresso in merito, indicando come peccato grave il ricatto di chi offre un posto di lavoro a nero. A ottobre scorso, in occasione della 48ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, nel ribadire che “senza lavoro non c’è dignità”, papa Francesco ha ammonito: “Offendono la dignità del lavoratore il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità. Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. Io ho sentito tante volte questa angoscia: l’angoscia di poter perdere la propria occupazione; l’angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono”. La penso come Francesco. A costo di sentirmi dire che sono la privilegiata moglie di un dipendente pubblico e che “non posso capire”. Il centro è la dignità, al cospetto della quale non si può indietreggiare. Mi piacerebbe che lo capissero, certi spocchiosi imprenditori, che non versano i contributi ai propri dipendenti, ma poi se ne vanno in giro indossando costosi orologi. Siamo proprio sicuri che il loro non sia un peccato (oltre che un reato) uguale a quello commesso da chi spaccia droga per strada? Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag a nero, contributi, lavoro, Mattarella, precario, Sergio Mattarella ANNUNCIO ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Quando Gesù spiegava che la donna non è una “cosa” e la meta dei coniugi è il Paradiso Trasmettere la fede ai figli? La mia vita cambiò quando iniziammo a pregare in famiglia A chi fanno paura i volontari della Vita? “Mamma, tranquilla, andrà tutto bene”: le ultime parole di Azzurra, morta per far nascere suo figlio Abbiamo invitato Gesù alle nozze. 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