Separazione

Emanuele, da separato dico che: “L’amore spesso lo si fa morire di fame e di sete”

Emanuele Scotti

di Ida Giangrande

L’amore, il matrimonio, poi la separazione e la scelta di fedeltà nonostante tutto. A colloquio con Emanuele Scotti dell’Associazione Fraternità Sposi per sempre: “Ai nubendi dico sempre: non temete gli errori, se non farete i miei ne farete altri. La vostra linfa è la grazia del sacramento in Gesù Cristo”.

Come è avvenuta la separazione da sua moglie?

Come spesso avvengono le separazioni. All’improvviso uno dei due dice: non ti amo più. Sembra così che l’amore possa morire, ma non è vero. Piuttosto, lo si fa morire; spesso di fame e di sete. Nel nostro caso, penso sia stata determinante la fragilità della fede, che si innestava su una generale immaturità, che ci ha reso incapaci di crescere insieme.

Quando ha deciso che non si sarebbe rifatto una vita? È stata una scelta di fede fin da subito?

Sì, è stata una scelta di fede, perché solo nella fede trova il suo pieno significato una scelta che, altrimenti, sarebbe solo dettata da una chiusura in se stessi o dalla paura. È stato proprio nei momenti drammatici della separazione che, paradossalmente, ho iniziato davvero a comprendere il significato di quelle parole che avevo pronunciato il giorno del nostro matrimonio: “Io accolgo te, come mia sposa e con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Essere fedele sempre… nella gioia e nel dolore. Quei giorni, che non avrei mai pensato potessero arrivare, erano il momento del dolore, della malattia dell’anima. Il massimo dolore che si possa provare in amore, quello delle spalle girate, del “non ti amo più”, ma restava il “ti amerò e ti onorerò tutti i giorni della mia vita”, che niente e nessuno avrebbe potuto portar via.

Quanto le pesa una scelta del genere? Come affronta i momenti difficili?

È il “giogo leggero” di cui parla Gesù. Con Lui tutto diventa possibile, anche questa condizione, che umanamente non si può comprendere. Anche i momenti difficili, gli scoraggiamenti e le tentazioni di ogni genere cerco di viverli in una dimensione di offerta e, in un certo senso, di riparazione per la salvezza della mia famiglia.

Che ruolo ha la preghiera nella sua vita personale e soprattutto nel rapporto con suo figlio?

Anche per me è diventata il respiro dell’anima. Inizio faticosamente a comprendere che cosa intendevano i padri del deserto con la preghiera del cuore, ancora praticata e diffusa soprattutto nell’Oriente cristiano. Nel rapporto con mio figlio, è ciò che mi dà fiducia e speranza, facendomi guardare oltre e al di sopra delle difficoltà quotidiane, oltre le sue e le mie ferite. È spesso quella preghiera vicaria che non avevo mai compreso, e che ora, nei confronti di mio figlio e della mia famiglia, mi sorge spontanea ogni mattina e conclude le mie giornate.

Cosa ne pensa della logica della “famiglia allargata” di cui si parla tanto oggi?

Di fronte a queste nuove realtà, ci sentiamo tutti spiazzati. Da persona coinvolta, posso dire che tra l’accettare uno stato di fatto, talora inevitabile, e sostenerlo il limite è labile e sottile. Inoltre, molti fenomeni sociali, economici e culturali sono accolti spesso con un senso di ineluttabilità, come trasformazioni spinte da forze inarrestabili, a cui sarebbe vano o addirittura dannoso opporsi. Oggi deve crescere la consapevolezza che molte realtà in atto, invece, sono state introdotte attraverso operazioni di ingegneria sociale tutt’altro che spontanee e ineluttabili. Tra queste è ormai ampiamente nota la tecnica di condizionamento dell’opinione pubblica della cosiddetta “finestra di Overton”, di cui parlò anche il Card. Bagnasco già nel 2015 nella sua Prolusione al Consiglio permanente della CEI. Questo naturalmente non significa che non si debba ricercare il maggior equilibrio e il grado di minor conflitto possibile tra tutti i membri delle eventuali cosiddette famiglie allargate, in primo luogo nell’interesse dei piccoli.

Un “sì” per sempre, indissolubile e indipendente dalla volontà dell’altro…è questo l’insegnamento alla base dell’Associazione Fraternità sposi per sempre? Cosa propone l’associazione e come è nata?

Sì, questa è la grandezza del matrimonio cristiano che la Chiesa ha sempre insegnato. Nell’anno 2000 alcuni separati che avevano scelto di non rifarsi una vita, come si dice nel linguaggio comune, si presentarono a don Renzo Bonetti, allora direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI, che intravide da subito la possibilità di un vero e proprio cammino spirituale. Il cammino non mutava l’originale vocazione sacramentale, battesimale e nuziale, ma richiedeva una diversa attenzione, teologica e pastorale. Ebbero così inizio una serie di incontri di condivisione e formazione, che avrebbero successivamente portato nel 2012 alla nascita dell’Associazione Fraternità Sposi per sempre, in seno al servizio ecclesiale alla famiglia del progetto Misterogrande. L’Associazione intende porsi al servizio della Chiesa con la speranza di essere e fare luce in favore di coloro che scelgono consapevolmente la fedeltà nella separazione e intendono vivere come sposi per sempre. Quest’estate abbiamo avuto l’approvazione ecclesiastica della diocesi di Verona.

Chi le ha indicato la via da seguire e chi la supporta oggi nel suo difficile cammino?

Oltre al cammino della Fraternità, fondamentale è stato ed è l’accompagnamento personale di un direttore spirituale. Nessuno può pretendere di giudicare da solo il proprio cammino.

La questione dei separati e risposati è tra i temi più dibattuti oggi. Cosa ne pensa lei? Qual è la prospettiva futura della Chiesa in questo senso?

Più che cosa ne penso io, bisognerebbe chiedersi che cosa pensa la Chiesa. Il Magistero perenne della Chiesa è sempre stato chiaro, indicando per tutti una via sicura di salvezza. Ma è evidente che su questa questione si agitino oggi vedute anche molto distanti. Talora percepiamo che la nostra stessa esistenza di sposi che intendono restare fedeli al sì per sempre del sacramento è vista da alcuni come un giudizio o addirittura come una condanna inespressa verso chi ha fatto scelte diverse. Saremmo secondo alcuni i fratelli maggiori che chiudono il cuore alla misericordia del Padre. Ma questo è assurdo. Noi conosciamo bene queste realtà, ben più da vicino di molti che ne parlano: tanti nostri fraterni amici sono divorziati e risposati, tanti nostri colleghi, soprattutto, spesso, le nostre mogli e i nostri mariti. Noi però vorremmo la loro salvezza, come la nostra. E sappiamo che la strada è unica ed è stretta. Le parole del Signore sono chiare, e per Lui i figli sono tutti uguali.

Cosa consiglia ad una coppia che sta per sposarsi?

Mi è capitato più volte di parlare a futuri sposi nell’ambito di corsi di preparazione al matrimonio. All’inizio tutti pensavano che fossi venuto a dare buoni consigli su come evitare la separazione. Ma io dico sempre: “Non temete gli errori. Se non farete i miei, ne farete altri”. Il punto non è questo. Un albero non cade se la neve e il ghiaccio, che per forza prima o poi verranno, spezzerà qualche ramo, ma morirà se la linfa non scorre al suo interno. E così per la coppia, e quella linfa è la grazia del sacramento in Gesù Cristo!

E ad una coppia in crisi?

Che ricominciare non significa mettere qualche pezza, che non si deve puntare a ritrovarsi come prima. È troppo poco e spesso, non funziona. Si può e si deve arrivare ad essere molto meglio di prima! Ho conosciuto diversi casi di ricongiungimento dopo separazioni anche di anni, in situazioni che sembravano irreversibili agli occhi di tutti. Per questo, penso che non si dovrebbe mai parlare di matrimoni spezzati. Nell’umiltà della fede, tutto è possibile.




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1 risposta su “Emanuele, da separato dico che: “L’amore spesso lo si fa morire di fame e di sete””

Ciao Emanuele,vai avanti con forza ed a testa alta,ti aiuto con la mia misera preghiera affinché i futuri sposi, le coppie in crisi ed i separati possano pensare ad un futuro migliore e sicuro rafforzando le proprie fondamenta con solido calcestruzzo di fede per rendere la casa solida ed inattaccabile dalle tempeste della vita e dalle tentazioni del nemico comune. Giovanni

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