10 gennaio 2018

10 Gennaio 2018

Entriamo nella casa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,29-39)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Il commento

E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea” (1,29). Dopo aver annunciato le premesse della grande avventura – l’appello alla conversione e la chiamata dei primi discepoli – l’evangelista racconta diverse scene racchiuse cronologicamente nell’arco di una giornata (1,21-39). I primi passi che Gesù compie hanno una particolare eloquenza, descrivono le modalità e i contenuti essenziali della missione. In primo luogo l’esperienza nella sinagoga, simbolo della religiosità di quel popolo che ogni sabato si raduna per ascoltare la Parola di Dio e proclamare le sue meraviglie. Subito dopo Gesù si reca nella casa di Simone, il luogo in cui si consuma la vita ordinaria di una famiglia, lo spazio delle relazioni affettive fondamentali. Due luoghi così diversi e complementari: da una parte la sinagoga, lo spazio sacro, il luogo dove si riunisce la comunità credente; e dall’altra la casa, il recinto domestico in cui si raccoglie la comunità affettiva. Sono due luoghi fondamentali della vita sociale. Gesù entra nell’uno e nell’altro, vuole santificare entrambi con la sua presenza. Oggi entriamo anche noi nella casa. L’attenzione dell’evangelista è tutta rivolta alla suocera di Pietro, la sua malattia è icona di quel male oscuro che accompagna e tante volte inquina la vita quotidiana delle nostre famiglie, fa pensare alla debolezza degli affetti, oggi ancora più accentuata rispetto al passato. Gesù interviene con autorità ma usa un gesto che appartiene alla grammatica della vita familiare: “la fece alzare prendendola per mano” (1,31). Non dice una parola come se volesse ricordarci che la guarigione passa attraverso i gesti più semplici e nascosti della carità.

La scena evangelica ricorda che la famiglia è “chiesa domestica” (Lumen gentium, 11). Nel Catechismo leggiamo: “in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante” (n. 1656). Oggi preghiamo perché le nostre famiglie diventino spazio sacro, luoghi in cui Dio stesso viene ad abitare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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